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Inaugurato il secondo tratto
turistico delle Miniere di Levigliani
Quindici mesi dopo "Toscana Underground"
Alla distanza di
appena un anno dall'apertura al pubblico del breve percorso minerario della
"Cava Romana", Levigliani di Stazzema si segnala di nuovo, con un'opera
straordinaria di bonifica e di messa in sicurezza di un ulteriore tratto "turisticizzato"
delle Miniere dell'Argento Vivo. Centotrenta metri circa di galleria,
interamente pianeggiante, attraverso un'altra apertura, posta non lontano
dalla precedente,
verso ovest e a quota
leggermente più elevata. Il merito dell'impresa va tutto all'effervescente e
continua attività delle imprese e delle associazioni di Levigliani, ben
coordinate dalla Comunione dei Beni Comuni, che si è fatta prima interprete
e poi promotrice dell'iniziativa. Importante è stato anche il sostegno del
Gruppo Mineralogico e Palentologico Versiliese, nonché del Consorzio "Apuane
da Vivere", oltre alla competenza dei professionisti che hanno seguito i
lavori (ing. Dalle Mura e dott. Mancini)
Siamo di fronte ad un positivo esempio di iniziativa privata che ha saputo
cogliere l'indicazione di enti pubblici - con l'Ente Parco in prima fila - a
costruire un modello di fruizione locale, con le stesse caratteristiche del
progetto "Toscana Undeground". Non a caso, questo micro Sistema - già
denominato "Corchia Underground" - può offrire ai turisti il percorso
speleologico dell'Antro del Corchia, due strutture di documentazione
territoriale (Museo della Pietra piegata e il Museo di Comunità ed Impresa "lavorare
liberi") e, da sabato scorso, i due itinerari di visita alle Miniere dell'Argento Vivo
di Levigliani di Stazzema.
Il numeroso pubblico, che ha partecipato all'inaugurazione, ha potuto
toccare con mano la possibilità concreta di rendere ancora "produttiva"
un'area industriale - in cui si estraeva cinabro e mercurio fino a circa
cinquant'anni fa - che aveva però subito lla successiva eclissi mineraria e
l'abbandono di tutte le strutture.
(3 agosto 2009)
Il Marmo nella Storia
Una mostra ed un seminario
a Pisa sui problemi dell'utilizzo dei materiali lapidei nelle Apuane
Una mostra e un seminario – interamente dedicati alle problematiche del
marmo nelle Alpi Apuane – sono in programma presso il Dipartimento di
Scienze della Terra dell’Università di Pisa, in via S. Maria, n. 53. La
mostra – già presentata a Zurigo nel 2005 – rimarrà aperta al pubblico da
mercoledì 15 a venerdì 31 luglio 2009.
Nella mattina inaugurale, si terrà un seminario di studi, sul medesimo
argomento.
Il programma è qui di seguito dettagliato:
ore 9,00 – prof. Mauro Rosi (Direttore del Dipartimento di Scienze della
Terra di Pisa), Saluto di benvenuto
ore 9,15 – ing. Maura Pellegri (Azienda USL 1 Massa-Carrara),
Sicurezza in cava e progetti collegati
ore 10,00 – dott. Antonino Criscuolo (Comune di Carrara),
L’estrazione lapidea a Carrara: aspetti produttivi, problematiche gestionali,
prospettive future
ore 10,45 – dott. Paola Blasi (IMM Carrara), Il commercio delle pietre
naturali alla luce delle nuove normative europee e della marcatura CE
ore 11,30 – dott. Antonio Bartelletti (Ente Parco Alpi Apuane), I
marmi dimenticati delle Alpi Apuane
(14 luglio 2009)
Convegno “I
Segreti degli Uomini della Pietra...”
in occasione del Solstizio d’Estate 2009
Venerdì 26 giugno, presso le ex Scuderie Granducali di Seravezza, si è
tenuto il convegno “I Segreti degli Uomini della Pietra…”, promosso
dall’Ente Parco Regionale delle Alpi Apuane, dall’Unione di Comuni Alta
Versilia e dal Consorzio di Bonifica Versilia-Massaciuccoli. Questa
manifestazione, in evidenza nel cartellone del Solstizio d’Estate, si
propone di dar vita a riflessioni utili al territorio e non solo a momenti
di festa, portando all’attenzione pubblica tematiche importanti che lasciano
spazio al confronto e alla discussione. Così ha sottolineato nel suo
intervento, il presidente dell’Associazione “I Raggi di Belen”, prof.
Lorenzo Cesana, che ha organizzato l’evento. Quest’anno si è tentato di
avviare un dialogo costruttivo sul rapporto, non facile, tra la coltivazione
della risorsa marmo e la possibilità del recupero delle tradizionali
escavazioni e lavorazioni dei materiali lapidei dell’alta Versilia, quali il
Cipollino e non solo, nel rispetto e nella valorizzazione dell’ambiente
naturale. Si tratta di una fondamentale premessa di un convegno che ha visto
tutti gli amministratori solidali nel sottolineare una comunione di intenti
nella ricerca di percorsi partecipati e condivisi. L’obiettivo è definire un
nuovo modello di escavazione che, fondato su un percorso di filiera corta,
crei opportunità di lavoro in loco, premi la qualità, l’unicità e il
valore dei materiali, l’esperienza e la cultura appresa in ventisette secoli,
oltre a porre in essere misure di mitigazione o compensazione.
Interessante è stato l’intervento del Direttore del Parco, dott. Antonio
Bartelletti, sui Marmi dimenticati della Versilia, che ha illustrato
caratteristiche e impieghi di lapidei ornamentali oggi non più estratti e
lavorati, ma che potrebbero tornare ad affacciarsi sul mercato quali
prodotti di nicchia per produzioni artistiche ed artigianali di qualità. La
valorizzazione di questi materiali deve passare necessariamente attraverso
un processo consapevole di riscoperta produttiva, che guardi più alla
“cultura” che alla “coltura” dei marmi.
Con l’intervento
successivo, il dott. Costantino Paolicchi ha invitato a non mettere in
evidenza solamente gli aspetti negativi dell’escavazione: il fenomeno è così
complesso e si cala in un territorio depauperato più con lo spopolamento dei
paesi montani (rimasti senza attività lavorative) che non per i danni
provocati dall’estrazione dei marmi. La soluzione, ad avviso di Paolicchi,
non sta nell’utilizzo contingentato di materiali di qualità; sono necessarie
altre strategie, che tengano conto proprio del grande patrimonio che la
cultura del marmo ha rappresentato in oltre duemila anni di storia. Sulla
linea di Bartelletti si è posto il dott. Luigi Farina, Presidente del
Consorzio Cave di Cardoso, impegnato a superare la crisi globale, facendo
leva sulla sinergia produttiva di piccole aziende e sul binomio qualità del
materiale/bellezza dei luoghi. A suo parere questa è l’unica via possibile
per vincere le incertezze del momento, che vedrà sicuramente perdente chi si
ostina a mettere in atto politiche rivolte alla quantità e a scapito
dell’ambiente. Per Farina i finanziamenti ci sono (la Regione Toscana ha
risorse in tal senso), quello che manca sono i progetti, la voglia di
operare insieme e creare dei marchi di qualità. I ritardi non sono certo da
imputare alla classe politica ma alla mentalità obsoleta degli imprenditori
locali.
Invece, Loris Barsi, Presidente Nuova Cosmave S.p.A. e Capo Sezione Marmo
Associazione Industriali di Lucca, ha riproposto la necessità di garantire
certezze estrattive, senza particolari limiti, per le imprese. I materiali
devono essere disponibili velocemente e in grandi quantità perché si possa
sperare di essere competitivi sul mercato.
Ha concluso i lavori l’Assessore regionale Agostino Fragai, che ha augurato
al convegno di costituire un primo momento di riflessione, da riprendere in
altre sedi deputate, proponendo la costruzione di una nuova ”cultura”,
fondata su progettualità creativa e sostegno alle imprese innovatrici, quale
carta vincente per uscire definitivamente dalla crisi.
(30
giugno 2009
Il convegno “ I segreti degli uomini della
Pietra”, quasi segreto
Seravezza - Il convegno
“ I segreti degli uomini della pietra”, che si è tenuto venerdì nell’ambito
della manifestazione del Solstizio d’estate 2009 presso le Scuderie Medicee
di Seravezza è stato un convegno che ha rischiato di restare sul serio
segreto, e che solo l ‘importanza del tema ha innescato il tam tam
tecnologico dei cellulari che hanno portato importanti imprenditori
lapidei come Loris Barsi, presidente degli industriali lapidei
versiliesi, Paolo Carli dell’Henraux, Giuliano Pocai, la Ditta Landi ad
ascoltare la serie di interventi politici e culturali dei sindaci di
Seravezza e Stazzema, Ettore Neri e Michele Silicani, dei presidenti
dell’Unione dei Comuni e del Consorzio Bonifica, Maurizio Verona e
Fortunato Angelini, dell’assessore regionale Agostino Fragai, del direttore
del Parco Antonio Bartelletti e di Costantino Paolicchi, cultore della
storia del marmo.
A fronte, come interlocutori ufficiali il dott. Luigi Farina, presidente
del neo Consorzio della Pietra del Cardoso che nel programma era indicato
con un generico intervento di un imprenditore del marmo e Lorenzo Cesana,
presidente dell’associazione Raggi di Belen di Pruno. Pur
richiamando le parole dell’assessore Fragai nel rilevare che la visione del
documentario “I cavatori”, firmato come sceneggiatore e regista dallo
scrittore versiliese Sirio Giannini ispiratosi ad una poesia dell'amico
poeta-cavatore Lorenzo Tarabella (il documentario nel
1961vinse
il premio l'Airone d'oro nel XII Concorso Nazionale di
Montecatini Terme
del film a passo ridotto), valeva di per sé la partecipazione al convegno
avente una tematica così importante e attuale per la crisi che investe il
settore, è apparso tuttavia chiaro che il processo finalizzato a far
dialogare le diverse realtà era mancante intanto dell’altro riferimento di
industriali che si riconoscono nell’Assocave Pietra del Cardoso e di molte
altre parti, come i sindacati, le associazioni degli autotrasportatori e le
comunità stesse.
Pietra
del Cardoso e Cipollino
- Ritornare allo sfruttamento dei giacimenti di marmo Cipollino di Pruno
nord, quattro e più ettari di area estrattiva individuati nella proposta di
delocalizzazione e ricollocazione estrattiva della Pietra del Cardoso
presentata all’ente Parco delle Alpi Apuane dal Comune di Stazzema apre lo
scenario complessivo del marmo e dei marmi storici da riportare sul mercato
e che tale operazione, come ha osservato l’imprenditore Loris Barsi, ha
bisogno di numeri per stabilire la sostenibilità economica per
un’attività di cava “intermittente”. Quindi quali giacimenti è possibile
tornare a lavorare e quali sono le quantità di materiale che può essere
cavato. Insomma, il convegno, nonostante l’importanza dei temi trattati, ha
dato l’impressione, sicuramente fuorviata da un’inadeguata promozione
dell’evento, che attraverso a Pietra del Cardoso si volesse concentrare
l’attenzione unicamente sull’area del marmo cipollino di Pruno nord in
previsione di un ritorno allo sfruttamento. Poiché l’area è situata al
confine del perimetro di tutela del Parco delle Apuane, il ritorno allo
sfruttamento del giacimento può concretarsi se alla base c’è una forte
assicurazione culturale a cui, nell’aver reso pubblico il progetto,
l’Associazione “ I Raggi di Belen di Pruno e lo stesso Consorzio Pietra del
Cardoso sembrano già voler rispondere. Peccato che la lunghezza degli
interventi e lo sforare consueto dell’orario ha impedito come il solito un
adeguato dibattito pubblico, infatti molti industriali non hanno atteso la
fine dei lavori, è venuto così a mancare il riscontro se sia stato debito o
no l’inserimento dell’area del cipollino di Pruno Nord nella proposta di
delocalizzazione e ricollocazione della Pietra del Cardoso e se sia fondata
la preoccupazione che quest’inserimento possa condizionare l’estensione
della nuova area estrattiva della Pietra del Cardoso, la cui conoscenza
geologica - come ha ricordato il geologo Mancini - è ferma agli studi Ertag
della Regione Toscana avvenuti oltre 25 anni fa, pertanto arretrati, e che
a differenza dei marmi, manca ancora una cartografia specifica sulle
varietà merceologiche della Pietra del Cardoso e Ardesia Apuana.
Idee da trasferire in
progetti - Gli
obiettivi emersi sono quelli di una maturazione culturale, la
musealizzazione di una cava storica di cipollino, la creazione a Pruno di un
museo della pietra-cipollina, la (ri) promozione della tradizionale
lavorazione in parte perduta, specie quella manuale, del marmo e della
pietra per connotarsi come valore aggiunto del territorio e della sua
economia. Inoltre, dare il via ad una strategia di “mega-patto” con tutti i
soggetti interessati affinché si giunga ad una filiera capillare e al
marchio del fare impresa sul territorio. Questo è stato il sunto del
convegno in cui si sono portati a conoscenza i progetti per la riattivazione
estrattiva del giacimento di cipollino di Pruno Nord e di quello de “La via
dei Marmi e di Michelangelo” , sostenuto dai comuni della Versilia Storica
per incrementare il flusso del cosiddetto turismo slow (lento), quello
interessato alla conoscenza delle comunità, delle tradizioni e della cultura
del marmo. “Le idee che ho ascoltato- ha detto l’assessore regionale,
ricordando che il quadro dello scenario mondiale che seguirà dopo questa
crisi finanziaria e di economia reale non muterà di molto per l’Italia , che
dovrà recuperare la sua posizione unicamente attraverso l’innovazione e la
qualità dei suoi prodotti e mai più potrà farlo puntando alla quantità da
cui è ormai esclusa dalle grandi nazioni emergenti- devono trovare però un
modo concreto, dando le linee con cui procedere al raggiungimento
dell’obiettivo”.
Giuseppe
Vezzoni
"Corriere
della Versilia"
(28 giugno 2009)
"I
Segreti degli Uomini della Pietra...."
Un convegno sul recupero produttivo di marmi locali tradizionali
in occasione del Solstizio d'Estate 2009
Il Convegno
si terrà VENERDI' 26 GIUGNO 2009, presso le ex Scuderie Granducali di
SERAVEZZA.
Programma:
10.00 - saluto dei Sindaci di Seravezza e Stazzema e del Presidente del
Consorzio di Bonifica
10.30 - intervento di Patrizio Petrucci, Vice-Presidente della Provincia
di Lucca
10.45 - introduzione a cura dell'Associazione "I Raggi di Belen"
11.00 - Costantino Paolicchi, "tradizione della lavorazione dei marmi
in Versilia"
11.30 - Antonio Bartelletti, "I marmi dimenticati della Versilia"
12.00 - intervento di un imprenditore del marmo
12.30 - dibattito
13.00 - conclusioni di Agostino Fragai, Assessore Regionale
L'iniziativa nasce dalla volontà dei soggetti presenti di affrontare un
tema centrale per il territorio dell'Alta Versilia: il rapporto tra
tradizione, ambiente e impresa lapidea.
Sul territorio è stato avviato un processo tra Parco, enti locali
(Comuni, Provincia, Unione dei Comuni) e soggetti associati (tra cui
consorzi d'imprese e "I Raggi di Belen"), che ha come obiettivo
primario quello di far dialogare le diverse realtà attorno alla
possibilità del recupero delle tradizionali escavazioni e lavorazioni dei
materiali lapidei, coniugando economia e natura.
(24 giugno 2009)
Le Ricerche del
Parco sui marmi antichi ad Asmosia IX
Presentato
un poster al Congresso Internazionale di Tarragona (Spagna)
Una
recentissima ricerca archeometrica promossa dall'Ente Parco è approdata
al Congresso internazionale ASMOSIA IX - acronimo dell'Associazione per lo
studio dei marmi e delle altre pietre nell'Antichità - in programma
a Tarragona (Spagna), dall'8 al 13 giugno u.s., sul tema "Interdisciplinary
Studies on Ancient Stone".
Il lavoro, presentato nella sezione poster, ha come titolo First
evidence of the use of a Serpentinite in the floor of a 'Villa Rustica'
near Luni (Italy), di cui sono autori Antonio Bartelletti (Ente
Parco), Emma Cantisani (Dires-Università di Firenze), Alessia Amorfini
(Ente Parco), Fabio Fratini (ICVBC-CNR Firenze), Elena Pecchioni ed Enrico
Pandeli (Scienze della Terra-Università di Firenze).
La ricerca nasce da un proficuo rapporto di collaborazione instauratosi
tra Parco, CNR e Dipartimenti dell'Università di Firenze e ha portato
alla scoperta dell'uso di un lapideo alloctono - una serpentinite
proveniente, con buona probabilità, dalla Val di Vara (Liguria orientale)
- in un pavimento in graniglia marmorea di una Villa rustica
tardorepubblicana, recentemente ritrovata a Pietrasanta in Versilia.
(22
giugno 2009
Levigliani
comunità capofila di Stazzema
Bisogna
scriverlo: la frazione di Levigliani è indiscutibilmente la comunità
capofila di Stazzema. Lo è in campo economico, turistico, associativo ed
ora culturale. In pochi mesi sono stati aperti nella frazione due musei.
Il Museo della Pietra Piegata è stato realizzato dal Parco delle Alpi
Apuane. Le sezioni, dislocate su quattro piani espositivi,
raccolgono reperti di marmo d'arte sacra, le varietà del marmo delle Alpi
Apuane, l’uso dei manufatti di marmo nella casa e nella bottega,
testimonianze di storia ultramillenaria tramite reperti seriali,
biblioteca, archivio e laboratorio ed infine lo spazio al terzo piano è
riservato ai ritrovamenti in Levigliani di tombe dei liguri-apuani. Il
Museo di Comunità e d’Impresa Lavorare Liberi nasce per volontà della
frazione ed è stato supportato economicamente da enti pubblici e privati.
Nei due spazi espositivi sono esposti documenti e attrezzi di lavoro in
cava che ricostruiscono la storia del Comunello e quella della Cooperativa
Condomini. Il biglietto per la visita dell’Antro del Corchia permette
l’accesso anche a queste due aree espositive, tra l’altro vicinissime.
Domenica, in occasione dell’inaugurazione del Museo di Comunità e
d’Impresa Lavorare Liberi se n’è avuta l’ennesima
dimostrazione. Levigliani è la frazione che ha una marcia in più e la sa
mantenere, è un paese dove il senso di comunità è fortissimo.
Come ha inteso porre l’accento il direttore del Parco Antonio
Bartelletti, il nuovo sito museale dedicato ai soci fondatori della
cooperativa Condomini può considerarsi unico in Italia per la stretta
comunanza che testimonia esserci stata e c’è tuttora tra la Comunità e
l’impresa della Cooperativa Condomini. A rappresentare bene questo
indissolubile legame che fu stretto nel 1956, tra nascente cooperativa
e la Comunione Beni Comuni di Levigliani, impegnata a vincere la battaglia
legale contro l’impresa privata che vantava diritti sulle terre comuni
dei Tavolini sul Monte Corchia, è l’attuale presidente della Beni
Comuni, Alberto Vannucci, che fu il più giovane socio fondatore
dell’impresa cooperativistica della Condomini di Levigliani. Presenti
alla festa di storia e di lavoro tenutasi domenica a Levigliani, il
vicesindaco di Stazzema Verona, che ha fatto un deferente richiamo alle
morti bianche sul lavoro, l’assessore Guidi, l’assessore
provinciale Adami, il sindaco di Forte dei Marmi Buratti, che ha ricordato
il mezzo secolo di storia che accomuna la ricostruzione del pontile e il
primo blocco sceso dalla cava dei Tavolini, ed infine il prof. Valdo
Spini, che nella sua lunga esperienza di parlamentare, è stato
Sottosegretario e Ministro dell’Ambiente, ha ricordato le sollecitazioni
che gli giungevano dalla comunità di Levigliani e da Romano Babboni,
presidente storico della cooperativa, affinché all’impresa di lavorare
liberi non fossero tarpate le ali. Ha ricordato la scesa del primo blocco
anche il parroco di allora, don Enrico Vivaldi, tra gli invitati alla
festa di quella volontà di lavorare liberi il marmo arabescato del
Corchia, che nonostante il mezzo secolo trascorso non mostra nessun segno
di deflessione.
La via di Lizza,
dalla Cava dei Tavolini al Canale: il pane e il lavoro
Ad un commosso
cavaliere al merito del lavoro Alberto Vannucci, presidente della
Comunione Beni Comuni di Levigliani e il socio fondatore più giovane
della Cooperativa Condomini di Levigliani costituitasi nel 1956, gli altri
soci nonché cavalieri nominati nel 2006 da presidente Napolitano erano,
Romano Babboni, Aldo Neri, Isaia Battelli, Achille Catalani, Martino Maggi,
Cesare Maggi, Ulisse Baldini, Armido Barsottini, Dino Barsottini, Carlo
Maggi, Natale Maggi, Dino Fornari, Polinice Frullani, Nello Maggi, Bruno
Neri C., Bruno Neri N., Ernani Neri, Ino Vannucci, è spettato il compito
di ricordare la lizzata del primo blocco di marmo arabescato della cava
dei Tavolini. La misura fu scesa al poggio del canale il 5 ottobre 1958,
lungo la via di lizza costruita a prezzo di enormi sacrifici: due anni di
duro lavoro e senza alcun guadagno. Una via di lizza che da 1500 metri di
quota sul Monte Corchia raggiungeva i 600 metri del poggio di carico. Un
dislivello di 900 metri che fu coperto costruendo una delle vie di
lizza più lunghe del comprensorio. La lizza contava 200 piri, 200
buchi nel marmo e nella pietra che volevano significare almeno 10 ore di
subbia e martello dello scalpellino per ogni buco, mettendo a dura prova
la bravura del socio Ernani Neri, valete fabbro per affilare e temperare
le subbie. L’impresa della via di lizza dei Tavolini è quasi
sicuramente l’ultima discenderia del marmo costruita dall’uomo sulle
Apuane. Alberto Vannucci ha ricordato la piazza presso il poggio al canale
piena di gente, i risi e i pianti per l’arrivo del primo blocco segnato
CCL 1 (Coperativa Condomini Levigliani) con i quali si contraddistinse
quella storica giornata di mezzo secolo fa, gli amici colpiti dagli
infortuni e quelli morti in cava. Per andare al lavoro occorrevano
due ore e mezzo tra andata e ritorno. In una sua busta paga, ha
raccontato Vannucci, sono riportate 342 ore lavorative che lui e i suoi
compagni, fatte nel mese di agosto del 1958 lavorando in media 11 ore al
giorno, compresi i sabati e le domeniche. Catturando l’attenzione dei
presenti, Vannucci ha ricordato la difficoltà nel realizzare la via di
lizza in località Ciondola, lassù dove i vecchi del paese avevano
estratto i basamenti di pseudomacigno del campanile. Tredici anni è
servita la lizza per portare a valle il marmo, prima dell’avvento della
via marmifera che risalendo i fianchi del Corchia ha portato nel 1971 i
trattori a caricare i blocchi direttamente in cava, lassù a 1500 metri di
quota, dove cielo e la montagna flirtano ogni giorno nell’amore intenso
del pane e del lavoro che ancora permette, a distanza di mezzo secolo,
quel lavorare liberi della Cooperativa Condomini di Levigliani,
l’impresa che occupa il maggior numero di lavoratori nel comparto
estrattivo del comprensorio versiliese.
Giuseppe
Vezzoni
"Corriere
della Versilia"
(9 ottobre 2008)
Le
ricerche del Parco
all'11th International Conference on Accellerator Mass Spectometry
Indicazioni stimolanti dalla
datazione delle cave antiche di Carrara
Si è tenuta a Roma, dal
14 al 19 settembre 2008, la 11.ma conferenza mondiale sulla spettrometria
di massa con acceleratori, detta anche spettrometria di massa
ultrasensibile. Il congresso ha visto, tra gli organizzatori, il CEDAD, il
Centro di Datazione e Diagnostica dell’Università del Salento, i
laboratori LABEC di Firenze, CIRCE di Caserta e l’ICTP (International
Center for Theoretical Physics) di Trieste.
Alla Conferenza di Roma hanno partecipato oltre 350 studiosi e ricercatori
di 40 diverse nazioni, che hanno presentato i loro più recenti lavori di
datazione al radiocarbonio di reperti archeologici e di materiali
storico-artistici, nonché studi su cambiamenti climatici, applicazioni
geologiche, astrofisica nucleare, geochimica, applicazioni forensi.
Nella sezione poster è stato reso pubblico uno studio innovativo di
ricerca archeometrica, sulla datazione dei fronti antichi di cava dei
bacini estrattivi di Carrara, attraverso gli isotopi cosmogenici, in
particolare il Cloro 36. Questo lavoro scientifico – che nasce dalla
collaborazione tra ricercatori della Pardue University dell’Indiana e il
Parco Regionale delle Alpi Apuane – ha come titolo: “Chlorine-36
exposure dating of Roman and Medieval marble quarries near Carrara, Italy”.
Ne sono autori i proff.ri Darryl Granger e Andrew Cyr del dipartimento
delle Scienze della Terra e dell’Atmosfera dell’Università americana,
nonché i dott.ri Antonio Bartelletti e Alessia Amorfini del servizio
“Ricerca e conservazione” del nostro Parco.
(2
ottobre 2008)
Visita
alla Miniera di Levigliani: alla scoperta dell'Argento vivo
Conclusi alcuni lavori straordinari di messa in sicurezza,
domenica riapre al pubblico la più antica Miniera dell’Alta Versilia,
che si sviluppa a pochissima distanza dalla strada provinciale di Arni,
appena prima di giungere al paese di Levigliani di Stazzema.
Già nel Medioevo, l’area mineraria è stata coltivata per ricavare, dal
raro cinabro, l’inchiostro rosso necessario ad impreziosire i codici
miniati della città di Firenze. Per tutto il Rinascimento e l’età
moderna la Miniera fu più ampliata alla ricerca soprattutto del mercurio
nativo, le cui goccioline mobili sulle rocce scistose erano allora
apprezzate e conosciute come “argento vivo” o “argento liquido” (Hydrargyrum).
Dopo la definitiva chiusura, alla fine degli anni Sessanta dello scorso
secolo, il giacimento è stato oggetto di studi scientifici, che hanno
rilevato la presenza di minerali rarissimi e unici al mondo (Leviglianite,
Grumiplucite, ecc.). Della passata attività estrattiva rimangono oggi
visibilissime le tracce (gallerie, binari, vagoncini, macchinari di
selezione del minerale, ecc.), che il percorso turistico documenta e
valorizza.
L’accesso alla Miniera di Levigliani è stato inaugurato, in modo
sperimentale, lo scorso 1° giugno, durante la giornata conclusiva della
Settimana 2008 di “Toscana Underground”. Proprio in quella occasione
è stato proposto al pubblico e positivamente testato, un programma
contestuale di visite sotterranee a grotte, cave e miniere della zona –
nonché di itinerari archeo-minerari, sia sul territorio, sia in musei e
mostre documentarie – per così giungere oggi ad una concreta
stabilizzazione della stessa offerta turistica.
Con l’apertura definitiva della Miniera di mercurio e di cinabro si
colloca al suo posto una tessera importante del mosaico di iniziative di
valorizzazione dell’area del Monte Corchia, a partire dai percorsi
attrezzati tra le stalattiti della Grotta carsica dell’Antro del Corchia,
alle Cave di marmo in galleria di Borra Larga, alla mostra documentaria su
minerali e miniere della Versilia e al Museo della Pietra piegata,
dedicato alla storia e alla cultura del marmo. Il tutto è visitabile a
Levigliani di Stazzema, grazie ai servizi della locale coop. “Sviluppo e
Futuro”, in collaborazione con la Comunione dei Beni comuni di
Levigliani, la Coop. Condomini, il Parco Regionale delle Alpi Apuane, la
S.r.l. Antro del Corchia e il Comune di Stazzema.
Da domenica 10 agosto è possibile dunque visitare la miniera di mercurio
e cinabro di Levigliani, insieme a tutti gli altri percorsi naturalistici
ed archeo-minerari; orario estivo delle visite guidate al sito minerario:
ore 11-12 e 14-15; informazioni e prenotazioni presso la Foresteria del
Parco a Levigliani di Stazzema (tel. 0584/778405).
(10
agosto 2008)
Il
Parco archeologico è morto!... Viva il Sistema archeominerario!...
Il Parco archeologico delle Alpi Apuane – purtroppo – è morto e
sepolto! E numerosi sono i mandanti, gli esecutori e i complici
dell’assassinio di una creatura soppressa ancora inerme nella culla. La
lista delle persone coinvolte si compone anche di nomi famosi, perfino di
Ministri e Sottosegretari, ugualmente distribuiti nel centro-destra e nel
centro-sinistra, sia nelle strutture centrali che periferiche dello
Stato.
Oggi, non ha alcun senso un dibattito sulla necessità o meno del Parco
archeologico. Sarebbe tempo inutilmente sprecato in discussioni dal sapore
ormai teorico ed accademico. L’occasione andava subito colta nel 2001,
al momento in cui si è presentata, passando sopra alle imperfezioni e
alle incertezze che il progetto si portava inevitabilmente dietro.
Non è stato così e, per quasi sette anni, ha dominato la polemica
strumentale in pubblico e il sabotaggio strisciante in sede ministeriale.
Passavano i governi e cambiavano le coalizioni, ma lungo il percorso
c’era sempre qualcuno disposto ad ascoltare le sirene lamentose di chi,
in loco, opponeva un rifiuto preconcetto.
È desolante prendere atto dell’incapacità di un territorio nel
cooperare insieme su un tema fondante come il recupero del valore storico
e culturale dei luoghi della produzione del marmo. Il Parco archeologico
avrebbe assolto a questa funzione largamente condivisa, con la
possibilità concreta di attirare risorse economiche, ordinarie e
straordinarie.
Ha prevalso dunque la paura del nuovo e una visione miope delle cose. Si
è disinformato ad arte evocando i “fantasmi”, facili e convincenti,
del Parco come ennesimo “carrozzone pubblico” ed ulteriore “laccio e
lacciolo per le cave”.
Nulla di più falso in questo caso. La missione del Parco archeologico non
è mai stata la tutela e dunque l’imposizione dei “vincoli” sui siti
estrattivi più rappresentativi della storia e del paesaggio minerario
delle Apuane. La legge istitutiva stabiliva unicamente di “conservare
e valorizzare” alcuni beni di particolare eccellenza, con
l’obiettivo evidente di promuoverne la fruizione culturale e turistica,
pure a vantaggio della produzione lapidea in atto.
Non poteva essere un nuovo e costoso ente, di quelli istituiti soltanto o
quasi per le indennità di carica agli amministratori e per gli stipendi
ai dipendenti. Caso unico nel panorama nazionale, la bozza di decreto
istitutivo del Parco archeologico faceva coincidere la struttura direttiva
ed operativa con quella dell’Ente Parco Regionale, in modo da destinare
tutte le risorse economiche statali verso opere ed interventi sul
territorio e non per spese di funzionamento di organi, uffici e personale.
Detto tutto questo è inutile ribattere all’ultimo intervento del
Coordinamento delle imprese estrattive del Parco delle Alpi Apuane, che
ripropone sul Parco archeologico l’usata e noiosa litania della
sovrapposizione dei “vincoli”, con il presunto fine politico del
logoramento delle imprese estrattive.
Il fatto non sussiste ed è stato ampliamente spiegato.
L’unico invito che rivolgiamo all’estensore del comunicato è di
evitare l’uso di argomentazioni pseudo-scientifiche, confutabilissime,
per sostenere una tesi non condivisibile, anche se legittima. Lasci stare
la “storiella” stantia e ridicola del primato estrattivo dei Romani
con l’obiettivo di circoscrivere ai bacini di Carrara un molto eventuale
Parco archeologico di nuova generazione. Scriva piuttosto e più
semplicemente che il Parco archeologico va bene se viene istituito a casa
degli altri. È più chiaro ed onesto, soprattutto perché spiega, alla
luce del sole, le ragioni vere di sette anni di dura opposizione a questo
progetto.
Morto il Parco archeologico – che riposi in pace! – rimangono ancora
sul tavolo le questioni di fondo che avevano suggerito la sua istituzione:
quali strumenti e quali risorse bisogna mettere in campo per valorizzare
la storia e la tradizione delle produzioni lapidee delle Alpi Apuane?
Quali iniziative anche culturali è necessario intraprendere, a favore del
marmo apuano, per aggiungere ulteriore valore di apprezzamento sul mercato
internazionale?
La domanda la rivolgiamo al mondo del marmo, soprattutto a quella parte,
più sensibile, che sente il bisogno di azioni promozionali a sostegno di
usi di pregio e qualità di un materiale naturale unico, soprattutto dopo
27 secoli di preziose lavorazioni artistiche ed artigianali.
Siamo curiosi di confrontarci sulle idee e sulle proposte, con spirito
costruttivo e disposti a partecipare.
Nel piccolo il nostro contributo lo stiamo già fornendo, anche senza le
risorse economiche dello Stato, in collaborazione con gli enti locali. Nel
2003 è stato istituito il Sistema archeominerario delle Alpi Apuane, per
anticipare ieri e oggi sostituire il Parco archeologico. Del 2005 è il
recupero dei percorsi di visita alle cave storiche della Cappella; lo
scorso 31 maggio abbiamo inaugurato il Museo della Pietra piegata a
Levigliani…
Antonio
Bartelletti
Direttore dell'Ente
Parco Regionale delle Alpi Apuane
(15
giugno 2008)
Per
il Coordinamento delle imprese estrattive
il Parco archeologico è un'ulteriore sovrapposizione di tutele
Dopo l’articolo sul Parco Archeologico apparso sulla cronaca del
Corriere della Versilia del 5 giugno, il Coordinamento delle Imprese
estrattive nell’area del Parco delle Apuane, fa conoscere la propria
posizione in merito alla proposta istitutiva su cui non ha apposto la
firma l’ex Ministro ai Beni Ambientali e alle Attività Culturali, On.
Francesco Rutelli. “ Le imprese vogliono che il Parco Archeologico delle
Apuane, come prevede la legge , sia costituito dalle tagliate romane
presenti nei bacini marmiferi di Carrara, dai beni che sono stati raccolti
a Luni e da quelli che si raccoglieranno in futuro laddove emergano nel
portare avanti il processo di scoperte di tutto il complesso
infrastrutturale che interessa il porto di Luni, nella scansione di
temporale storico-ottimale che va dal 50 a.C. al 400 d. Cristo”,
restando nel solco dell’attività di ricerca “Campagna Rilevamento
Beni Culturali del Territorio” iniziata nel 1975 dal prof Enrico Dolci,
sotto la guida dell’allora assessore alla Cultura del Comune di Carrara
Italo Zatteroni”.
In sostanza il Coordinamento delle imprese osserva la laconicità
delle norme dell’art. 14 e i limiti della legge n.388/2000 che ha
consentito di presentare un disegno diverso sulla individuazione e
determinazione degli “antichi siti di escavazione”. È una posizione,
quella delle imprese, che sembrerebbe non superabile nel contenzioso
apertosi con l’Ente Parco delle Apuane a seguito del proposto
allargamento dello spettro temporale del Parco Archeologico, inserendo
siti estrattivi d’età rinascimentale, proto-industriale e industriale.
Il Coordinamento delle Imprese vede nell'allargamento dell'estensione
temporale fino ad epoche recenti una deviazione impropria dal progetto
originario di Parco Archeologico, che, invece, doveva essere riordinato e
valorizzato nella forbice storica iniziale fatta emergere dagli studi del
prof. Dolci e addirittura retrodatata ai secoli V e IV a.C. nelle
conclusioni esposte dal prof. Patrizio Pensabene del Dipartimento di
Scienze, Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell’antichità-
Università La Sapienza di Roma - nel convegno “Ante e post Lunam”
tenutosi il 28 maggio 2004 nei padiglioni della Carraramarmotec.
Il Coordinamento delle Imprese contesta che ci siano profonde ragioni
scientifiche e culturali nell’allargamento del campo dei siti
costituenti la proposta di Parco Archeologico, l’elenco ne individua
attualmente 28, mentre vi osserva una finalità politica di logoramento
rivolta alle imprese estrattive lapidee, alla loro potenzialità di
implementazione produttiva e alla riduzione delle attività e delle
estensioni delle aree contigue di cava. Più che l’emersione storica e
scientifica, con il Parco Archeologico, oltre che ad essere una
sovrapposizione del Parco naturalistico, si teme chi si voglia introdurre
una più intransigente normativa di tutela da praticare sul territorio del
Parco per espropriare le attività di cava ed ha inficiare i diritti
consolidati di impresa privata. Nulla da obiettare invece se i siti e i
beni sono detenuti da enti pubblici, così come il Coordinamento delle
imprese non è interessato all’iter istitutivo del Parco Archeologico se
non lede i diritti patrimoniali privati derivanti da concessioni perpetue.
Giuseppe
Vezzoni
"Corriere della Versilia"
(11 giugno 2008)
Il
Parco archeologico delle Alpi Apuane a quando?
La mancata istituzione del Parco Archeologico delle Apuane è stato il
convitato di pietra di questa riuscitissima edizione di Toscana
Underground 2008. Nessuno ha profferto parola, eppure tra le trame degli
interventi che si sono potuti ascoltare è stata colta questa
deficienza istitutiva e le molte ragioni di convenienze politiche
per non toccare un tasto dolente. C’è stata molta attenzione per
evitare l’argomento, tuttavia di ciò che si è voluto tenere dietro le
quinte è apparso il deretano. Anche con il Governo Prodi, nonostante la
firma posta sul progetto dall’ex ministro Pecoraro Scanio, il Parco
archeominerario delle Alpi Apuane non è stato possibile istituirlo. È
mancata la firma dell’ex ministro ai Beni Culturali Rutelli.
Attualmente, nonostante che nel progetto Toscana Underground siano
compresi il Parco Archeologico Naturalistico di Belverde (SI), il
Parco Archeominerario di Montieri (GR), il Parco Archeominerario di San
Silvestro (LI), il Parco minerario dell’Isola d’Elba (LI),
il Parco minerario e naturalistico di Gavorrano (GR), per la
“metropolitana” di Toscana Underground non è ancora in servizio la
stazione del Parco Archeologico delle Alpi Apuane. Il contenzioso tra Ente
Parco delle Apuane ed imprenditori lapidei, i quali con l’ultimo governo
delle sinistre sembrerebbero aver avuto più voce in capitolo per stoppare
l’ autorizzazione del progetto, si fonda su alcune cave storiche
inserite nei siti di interesse previsti nella proposta di legge del Parco
Archeologico delle Apuane. Poiché a forza di veti si fa poca strada,
sarebbe necessario trovare le soluzioni per rimuovere gli ostacoli al
progetto, anche per non continuare a pensare che in questo Paese
democratico c’è poi qualcuno che conta di più e qualcuno, eletto dal
popolo, che gli dà spago. La questione è come una palla tenuta spinta
sotto l’acqua ma che appena è tolta la mano riemerge con forza pari
alla spinta.
Giuseppe
Vezzoni
"Corriere della Versilia"
(4 giugno 2008)
Inaugurato
il "Museo della Pietra piegata"
Finalmente, dopo cinque anni di lavoro, il Museo della Pietra piegata ha
avuto il suo battesimo, alla presenza del Presidente del Parco, Giuseppe
Nardini, del Sindaco di Stazzema, Michele Silicani e del Presidente della
Comunità Montana "Alta Versilia", Maurizio Verona.
Il Direttore del Parco, Antonio Bartelletti, ha tenuto la relazione
inaugurale, ripercorrendo tutte le tappe che hanno segnato la storia di
questa nuova istituzione, dall'approvazione del progetto di allestimento,
nel 2003, fino alla conclusione dei lavori, nell'immediata vigilia della
giornata inaugurale. Alla manifestazione hanno preso parte, tra gli altri,
la dott.ssa Emanuela Paribeni, in rappresentanza della Soprintendenza per
i Beni archeologici della Toscana, che ha sottolineato il valore simbolico
del ritorno delle tombe dei Liguri apuani nel luogo dove sono state
ritrovate.
L'evento inaugurale è stato inserito nel programma delle giornate
conclusive della manifestazione regionale Settimana 2008 di "Toscana
Underground".
Unanimi consensi ed apprezzamenti sono stati espressi dai partecipanti e
soprattutto dagli abitanti di Levigliani di Stazzema.
(31 maggio 2008)
Il
Parco inaugura il suo primo museo
nella Settimana 2008 di Toscana Underground
Tra Parco e marmo il dissidio è solo apparente. In realtà tra i due c’è
un amore tormentato, ma profondo, che va al di là dei piccoli alterchi
del quotidiano. Il Parco è così innamorato del marmo che, a questo
amante incostante, ha perfino dedicato un Museo, di prossima apertura.
L’appuntamento è a Levigliani di Stazzema, alle ore 11 di sabato 31
maggio, per godere tutti del nuovo e piccolo gioiello, così amorevolmente
donato.
Il Parco lo ha chiamato Museo della Pietra piegata, prendendo a prestito
il nome da un conosciuto lavoro di Costantino Paolicchi del 1981. Anche il
Museo celebra quella parte delle Alpi Apuane, dove da secoli gli uomini
conoscono il segreto di “piegare”, a loro genio, la “pietra” più
nobile e pura che vi affiora: il marmo, appunto.
Il cadeau non è effimero, ma prima di tutto utile, poiché vuole sempre
ricordare, al proprio amante, quale lunga e gloriosa storia si porta
dietro, spesso distante anni luce da recenti cadute di dignità e di
stile.
L’amore non è sempre cieco e stupido, quando ha la forza di indicare la
migliore della strade per riscattarsi e tornare quelli di un tempo. Il
Parco lo ha fatto, ricordando al marmo la qualità positiva del lavoro
umano, con il suo aggiungere valore alla grezza materia. Nel Museo si
conservano produzioni esemplari e testimonianze talvolta uniche di usi di
qualità e dunque durevoli di una risorsa non rinnovabile come il marmo.
Il Museo, nel piccolo, tramanda il senso del “bello” attraverso
antichi manufatti, pensati e preziosi, che sono riusciti a stabilire un
rispetto assoluto verso la materia: in passato massimamente lavorata nelle
quantità giustamente estratte.
(28 maggio 2008)
A
fine maggio l'inaugurazione del Museo della Pietra piegata
Dopo un lungo lavoro di allestimento, il "Museo della Pietra
piegata" aprirà a breve i suoi battenti presso la Foresteria del
Parco, a Levigliani di Stazzema. L'evento si terrà all'interno del
calendario delle manifestazioni della "Settimana
Underground", in programma dal 26 maggio al 1° giugno 2008, in
diversi siti speleologici, minerari ed archeologici della Toscana.
(16 aprile
2008)
Il
Marmo delle Apuane nel Medioevo:
Presentazione di un volume monografico alla Carrara Marmotec
Presentazione degli Atti di“Ante et post Lunam”, il secondo
convegno tenutosi del 2005 all’interno della 26a edizione di
CarraraMarmotec e specificamente dedicato alla storia del marmo
apuano. Tra gli autori dei lavori pubblicati si trovano eminenti figure
della “marmologia storica” italiana, tra cui Patrizio Pensabene,
Giovanna Tedeschi Grisanti, Marco Franzini, Tiziano Mannoni, Claudio
Giumelli, Caterina Rapetti, ecc.
L’opera, ricca di illustrazioni e di contributi originali, è stata
curata da Antonio Bartelletti e Alessia Amorfini come numero monografico
di Acta apuana, la rivista scientifica del Parco Regionale delle
Alpi Apuane. Questo volume, di oltre 128 pagine e 8 tavole a colori, ha
dato modo a diversi studiosi e ricercatori di ricostruire il difficile
intreccio delle vicende storiche legate al reimpiego del marmo in diverse
città italiane e alla ripresa estrattiva nei bacini apuani nel corso del
Medioevo.
La storia ricorda che, già avanti il Mille, le rovine di edifici d’età
imperiale e i depositi abbandonati sono stati i primi luoghi di
sfruttamento del marmo: la “luxuriosa materia” accumulata dalla
civiltà romana. Dall’XI-XII secolo, l’attività di reperimento della
materia prima si è rivolta direttamente agli agri marmiferi, a Carrara e
in Versilia, riproponendo tecniche e competenze dimenticate e forse
conservate a fatica in qualche luogo del Mediterraneo. Il basso Medioevo
ha visto poi il fiorire di botteghe artigiane, mentre le cave apuane si
sono poste al vertice di una filiera produttiva che assicurava il
rinascimento delle arti e dell’industria.
Tra le novità e gli argomenti di rilievo del volume si segnala, per
l’Alto Medioevo, il reimpiego di marmi apuani, forse provenienti dalla
spoliazione dei monumenti di Luni, nell’Abbazia di S. Caprasio di Aulla.
Altri contributi hanno poi verificato, in base ai lapidei utilizzati in
edifici religiosi della Toscana nord-occidentale, come la ripresa
estrattiva nelle cave di Carrara e della Versilia sia da riferirsi alla
prima metà del XII secolo. Per il tardo Medioevo poi, diversi articoli
documentano l’intensità di traffici che, soprattutto per mare,
conducevano ingenti quantità di marmo delle Alpi Apuane verso Genova,
Pisa e altre città italiane.
La presentazione del volume e la sua distribuzione gratuita agli
intervenuti, sono fissate per sabato 2 giugno, alle ore 15.00 presso la
Sala Convegni principale del Complesso fieristico di Marina di Carrara. Il
compito di illustrare criticamente gli Atti di Ante et post Lunam,
è affidato alla prof.ssa Franca Leverotti, docente di storia
medievale all’Università di Milano-Bicocca.
Le iniziative di “Ante et post Lunam” – convegni e
pubblicazioni compresi – hanno come obiettivo principale l’apporto di
contributi conoscitivi e di stimoli al progetto di “Parco archeologico
delle Alpi Apuane” che, previsto dalla L. n. 388 del 2000, non ha ancora
visto concludere il proprio iter istitutivo per ragioni incomprensibili.
Nonostante interventi autorevoli prefigurino un futuro per il marmo apuano
sempre più legato ai propri valori storico-culturali e alla fruizione
turistica dei luoghi della produzione, si rileva un ritardo irrazionale
sull’unico vero progetto esistente e capace di elevare a sistema di
conservazione e valorizzazione i siti e i beni lasciati da una
bimillenaria attività di lavorazione del marmo, a Carrara e dintorni.
(31 maggio 2007)
Il
programma di "Dialoghi con l'archeologia"
Tentativi di collaborazione tra il Parco e il mondo delle discipline
archeologiche, per tentare nuove vie di conservazione e valorizzazione del
territorio. Non sono qui le emergenze floristiche o faunistiche che
entrano in gioco e non è neppure il patrimonio geologico. Sono piuttosto
i segni della presenza plurimillenaria dell'uomo sulle Alpi Apuane, che
meritano identico rispetto e offrono ulteriori possibilità di studio ed
apprezzamento, nonché occasioni di fruizione turistica.
Il Parco
cerca momenti di dialogo con l'Archeologia, a cominciare dalla
presentazione di due volumi, che sono il frutto di esperienze di ricerca
storico-archeologica nell'area protetta e contigua.
Il programma prevede dunque due appuntamenti:
venerdì 18 maggio 2007, ore 15.30
Fortezza di Mont’Alfonso, Sala Porta Nord
Castelnuovo Garfagnana
Presentazione del volume
Sulle Alpi Apuane nel Settecento
La Via Vandelli e il Casone di Ripanaia: storia, archeologia e restauro
edito a cura di Lucia Giovannetti e Raffaello Puccini
Interverrà il prof. Marco
Milanese
(docente di Archeologia alle Università
di Pisa e di Sassari - direttore di Archeologia Postmedievale—International
Studies Journal)
sabato 2 giugno 2007, ore 15.00
Internazionale Marmi Macchine e Servizi
Sala Congressi principale
Marina di Carrara
Presentazione del volume
Ante et post Lunam
Reimpiego e ripresa estrattiva dei marmi apuani: II
- l’evo medio
edito a cura di Antonio Bartelletti ed Alessia Amorfini
Interverrà la prof.ssa Franca
Leverotti
(docente di Storia medievale
all’Università di Milano-Bicocca)
I volumi di cui sopra saranno distribuiti gratuitamente tra i presenti
soltanto nel giorno della loro presentazione, consegnando il coupon
allegato all'invito.
(9 maggio 2007)
Il
recupero della Cava romana di Fossacava a Carrara
Nel Ridotto del Teatro degli Animosi di Carrara, lunedì 5 marzo, è stato
presentato il progetto di valorizzazione e fruizione
del sito archeologico di Fossacava, che
contiene l’area estrattiva d’età romana più estesa e meglio
conservata dei bacini apuani e dell’intero
territorio italiano. La redazione del progetto è stata possibile grazie
al contributo finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara e
all’impegno profuso dalla locale Amministrazione comunale che – a
detta del Sindaco Giulio Conti – ha visto in questa realizzazione un
primo passo di una strategia tesa ad integrare le attività estrattive con
la fruizione turistica e culturale
dell’ambiente fisico e del paesaggio storico delle cave di Carrara.
Anche il Presidente della Fondazione, Alberto Pincione,
si è detto convinto dell’importanza strategica, per il futuro della
città, di poter giungere ad una migliore organizzazione di quel turismo
quasi spontaneo che, ogni anno, è presente presso le cave con 50.000 e più
persone, potendo fornire loro ulteriori
occasioni di visita e di attrattiva, come il sito di Fossacava,
una volta recuperato.
L’intervento della dott.ssa Emanuele Paribeni,
in rappresentanza della Soprintendenza per i Beni archeologici della
Toscana, ha tenuto a sottolineare il buon
rapporto di collaborazione che, nei cantieri estrattivi di Carrara, si è
spesso stabilito tra istituzioni e imprese. Ciò ha consentito di
recuperare importanti testimonianze del passato senza provocare danni
all’attività lavorativa. Lo stesso concetto è stato ribadito
da Alvise Vittorio Lazzareschi –
concessionario dell’area di Fossacava – il
cui interesse culturale per lo scavo definitivo del sito si è reso
particolarmente evidente dal calore e dalla passione con cui ha
accompagnato le proprie parole.
L’intervento conclusivo del Sottosegretario alle
attività e ai beni culturali, on.le
Elena Montecchi, ha elogiato il modello
d’intervento messo in opera a Carrara, che nasce dalla fattiva
collaborazione tra soggetti con finalità diverse, ma che hanno trovato
insieme occasioni e motivi di convergente interesse. L’esponente di
governo ha infine indicato alcune possibilità per intercettare
finanziamenti comunitari e statali, necessari alla realizzazione del
progetto in questione, a principiare dalle opportunità offerte
dall’ultima Legge Finanziaria.
Tra i lati positivi dell’iniziativa, è
doveroso sottolineare – oltre le ragioni di merito che l’hanno
sostenuto – anche la presenza di un attento e qualificato pubblico e il
ruolo avuto, tra i progettisti, della collega arch. Simona Ozioso, da anni
impegnata nell’inventariazione dei beni
culturali d’età romana connessi alle attività estrattive nei bacini di
Carrara.
Purtroppo, come spesso accade, qualche ombra persiste a fianco delle
numerose luci mostrate da questa iniziativa.
Una prima criticità l’abbiamo individuata nel mancato riferimento, in
tutti gli interventi del convegno, al Parco archeologico delle Alpi
Apuane, che ha inserito Fossacava tra i siti
da recuperare e, da oltre sei anni, possiede una somma significativa
per dare corso al progetto di recupero del sito estrattivo, da sempre
ritenuto prioritario. Un ulteriore neo lo
ravvisiamo nella ormai ricorrente assenza, senza giustificazioni, di
personalità altrimenti chiamate, per storia personale e ruolo culturale,
ad una partecipazione volendo anche critica a questo tipo di iniziative.
(11 marzo 2007)
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