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Il Consiglio
direttivo dell'Ente Parco
auspica una rapida conclusione dell'iter
istitutivo del Parco archeologico
IL CONSIGLIO DIRETTIVO
PREMESSO che
a) l’art.
114 della legge 23 dicembre, n. 388, esprime l’esigenza di
conservare e valorizzare gli antichi siti di escavazione e i
beni di rilevante testimonianza storica, culturale e ambientale
connessi con l’attività estrattiva, dettando norme per
l’istituzione e la gestione del Parco archeologico delle Alpi
Apuane;
b) l’iter
istitutivo dello stesso Parco ha visto l’espressione
della necessaria intesa di legge da parte della Regione Toscana,
previa acquisizione del preventivo parere favorevole dei Comuni
interessati, con deliberazione del Consiglio Regionale n. 23 del
12 febbraio 2003;
TENUTO CONTO che, dopo quest’ultimo
atto amministrativo, non è stato compiuto nessun ulteriore passo
in avanti sulla via dell’istituzione del Parco archeologico
delle Alpi Apuane, poiché il precedente Ministro
dell’Ambiente – in diverse occasioni – si è detto
impossibilitato alla firma conclusiva, sia per i limiti e la
laconicità delle norme contenute nell’art. 114 della legge n.
388/2000, sia per carenze tecnico-giuridiche della bozza del
decreto istitutivo del Parco archeologico stesso;
VERIFICATO che lo stesso art. 114
prevede l’istituzione, con modalità simili di altri tre parchi
minerari e archeominerari, così come i rispettivi decreti
istitutivi – regolarmente firmati dal precedente Ministro
dell’Ambiente – sono del tutto simili alla bozza predisposta per
il Parco archeologico delle Alpi Apuane;
EVIDENZIATO il comportamento
contraddittorio del precedente Ministro dell’Ambiente che ha
impedito l’istituzione del Parco archeologico delle Alpi
Apuane e non ha quindi consentito la conservazione e la
valorizzazione di siti e beni, di elevato valore storico e
paesaggistico, lasciandoli in una condizione di potenziale
pericolo di distruzione, poiché spesso contigui ad attività di
trasformazione estrattiva in atto;
CONSIDERATO che il ruolo e le
funzioni affidate all’Ente Parco Regionale delle Alpi Apuane
dalla bozza di decreto istitutivo, nonché la sua presenza nel
medesimo territorio in cui si pongono gran parte dei siti e dei
beni individuati per il Parco archeologico, sono la
migliore garanzia:
a) di
una finalizzazione massiva delle risorse economiche statali ad
interventi tangibili di conservazione e valorizzazione del
Parco archeologico, senza dispersione finanziaria rilevante
in spese correnti di funzionamento, poiché l’Ente Parco si è
impegnato ad assicurare proprie strutture e mezzi;
b) del
riversamento nel Parco archeologico di un’esperienza
amministrativa ultraventennale, di una capacità di
pianificazione territoriale e di un corretto e rispettoso
rapporto con gli enti locali e con la Regione Toscana, evitando
gli errori consueti di approccio politico-istituzionale di
soggetti di neo-formazione;
c) di
una gestione provvisoria del Parco archeologico,
necessaria per la fase statutaria, che non richiede né obbliga
ad “introdurre nuovi organismi” e che può fruire delle
conoscenze e competenze dell’Ente Parco, non solo in relazione
alla realtà ambientale e paesaggistica, ma pure nello specifico
gestionale dei diversi siti estrattivi sottoposti alle proprie
competenze autorizzative e di controllo dalla normativa
regionale di settore;
EVIDENZIATO che i punti appena sopra
indicati costituiscono oggettive e rilevanti differenze in
positivo a vantaggio del Parco archeologico delle Alpi Apuane,
rispetto alle situazioni degli altri tre parchi minerari e archeominerari previsti e già istituiti attraverso l’art. 114
della legge 388/2000, di modo che eventuali difetti e storture
manifestatesi in quei contesti, non necessariamente avrebbero
modo di riproporsi nell’ambito delle Alpi Apuane, stanti le
diverse e più favorevoli condizioni di partenza del caso in
specie;
AUSPICA
che il Ministro dell’Ambiente
sottoscriva rapidamente la bozza conosciuta del decreto
istitutivo del Parco archeologico delle Alpi Apuane, con
le sole modifiche ed integrazioni richieste dalla Regione
Toscana nell’atto di approvazione dell’intesa prevista dall’art.
114 della legge 388/2000, non avendo nulla da obbiettare a
variazioni, di natura puramente tecnica, che non comportino un
nuovo iter, soprattutto se intese a rafforzare il ruolo del
Parco Regionale delle Alpi Apuane, stimando comunque la
necessità di dare attuazione ad uno strumento fondamentale di
conservazione e valorizzazione di beni ambientali e culturali
altrimenti destinati ad una distruzione certa quanto rapida.
(31 ottobre 2006)
Il Ministro
dell'Ambiente, Pecoraro Scanio,
interessato all'istituzione del Parco
archeologico delle Alpi Apuane
L'On.le Cordoni vi legge l'impegno del Governo alla
realizzazione del Parco
Mercoledì 4 ottobre, il Sottosegretario Gianni Piatti ha
fornito la seguente risposta scritta:
"In merito all'interrogazione 5-00185 degli Onorevoli
Cordoni e Mariani riguardo alla mancata istituzione del
Parco Archeologico delle Alpi Apuane, riferisco che il
procedimento istitutivo finora svolto è correttamente
riportato nel testo dell'interrogazione cui si risponde.
In particolare, la Direzione Protezione della Natura del
Ministero che rappresento, avendo provveduto ad effettuare
le modifiche allo schema di decreto proposte dalla Regione
Toscana lo aveva sottoposto alla firma del Ministro pro
tempore.
Comunque, a seguito dell'interrogazione di cui si discute, è
stata predisposta, da parte dell'attuale Ministro, una
attenta verifica degli atti al fine di pervenire rapidamente
alla istituzione del parco, rappresentando che è di
particolare interesse del Ministro stesso vedere finalmente
conclusa questa annosa vicenda".
Nella replica, Elena Emma Cordoni (Ulivo) "auspica che il
decreto istitutivo del Parco archeologico delle Alpi Apuane
sia approvato in tempi rapidi, considerato che si registra
un consenso sul testo e che dovrebbe mancare solo la firma
del ministro per il perfezionamento dell'iter dell'atto. In
tal senso, la risposta del Governo deve essere letta come un
impegno alla realizzazione del Parco, allo scopo di operare
per il recupero del patrimonio storico del territorio. Al
riguardo, fa presente che la mancata istituzione del Parco
rischia di far perdere un patrimonio importante di
conoscenze, con riguardo alla metodologia per l'estrazione
dalle cave, ripercuotendosi negativamente sulle comunità
locali e sui soggetti economici interessati.
Nell'augurarsi, quindi, che il decreto istitutivo possa
essere firmato e pubblicato al più presto, ricorda che tale
provvedimento era già previsto nella legge finanziaria per
il 2001 e che la sua definitiva approvazione darebbe un
segnale politico importante per il territorio".
(10 ottobre 2006)
Risposta
all'nterpellanza parlamentare n. 201251
del Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio,
On.le Altero Matteoli
L'articolo 114, commi 15 e 16,
della legge n. 388 del 2000, ha previsto, per conservare e
valorizzare gli antichi siti di escavazione e i beni di
rilevante testimonianza storica, culturale e ambientale
connessi con l'attività estrattiva, l'istituzione del Parco
archeologico delle Alpi Apuane con decreto del Ministro per
i beni e le attività culturali, la regione Toscana e con
l'Ente Parco regionale delle Alpi Apuane, limitatamente ai
siti compresi nel parco regionale medesimo.
La medesima norma ha attribuito la gestione del parco
archeologico in oggetto ad un Consorzio costituito dal
Ministero dell'ambiente, dal Ministero per i beni e le
attività culturali, dalla Regione Toscana, dagli enti locali
e dall'Ente Parco delle Alpi Apuane.
Nel 2001 il Ministero
dell'Ambiente ha avviato l'iter istitutivo del parco e, in coordo con le amministrazioni interessate, ha individuato i
siti e i beni da inserire nel Parco, i relativi obiettivi di
tutela e valorizzazione e ha elaborato un primo schema del
decreto.
Il 19 marzo 2003, lo schema del
decreto è stato trasmesso alla Regione Toscana ai fini
dell'espressione dell'intesa.. La stessa Regione è stata
invitata ad acquisire il parere preventivo dei comuni
interessati.
Il 13 marzo 2003, la Regione
Toscana ha trasmesso copia della deliberazione del Consiglio
regionale n. 23 del 12 febbraio 2003, con l quale, avendo
acquisito i pareri favorevoli di tutti i comuni interessati,
ha raggiunto l'intesa sull'istituzione del Parco, chiedendo
di apportare allo schema di decreto alcuni adeguamenti che
sono stati accolti.
Successivamente, ci si è resi
conto della necessità di prevedere nel medesimo decreto gli
organi e le modalità di funzionamento del consorzio.
Infatti, la costituzione dei
parchi minerari previsti dall'art. 114 della legge n. 388
del 2000, al fine di conservare e valorizzare, anche per
finalità sociali e produttive, i siti e i beni dell'attività
mineraria con rilevante valore storico, culturale e
ambientale, rappresenta una novità rispetto alla vigente
legislazione in materia di parchi nazionali previsti dalla
legge n. 394 del 1991, "Legge quadro sulle aree protette".
L'estrema laconicità della
previsione di cui alla legge n. 388 del 2000, ha costretto,
fin qui, a ipotizzare soluzioni innovative non consolidate
da precedenti esempi e senza precisi riscontri normativi,
giurisprudenziali e dottrinali cui fare riferimento: in
particolare, la norma non fornisce indicazioni in ordine
alle modalità di costituzione dei Consorzi gestori, cui
compartecipano una molteplicità di soggetti istituzionali
sia centrali che periferici, nonché in ordine ai loro poteri
di azione e alle loro sfere di competenza né in merito
all'individuazione degli organi fondamentali, dei requisiti
e modalità di nomina dei titolari degli organi.
Conseguentemente, per i parchi
minerari già istituiti nel corso del 2002, ovvero il Parco
museo delle miniere dell'Amiata e il Parco tecnologico ed
archeologico delle Colline metallifere grossetane, non si è
ancora potuto provvedere alla costituzione dei Consorzi cui
il comma14 dell'articolo 114 della legge n. 388 del 2000,
affida la loro gestione: per entrambi questi Parchi si sta
procedendo in gestione provvisoria.
La necessità di introdurre
organismi di gestione provvisoria, non previsti al momento
da alcuna specifica norma, nonché la manifesta difficoltà di
concludere l'iter costitutivo dei Consorzi nei tempi
previsti dalla gestione provvisoria hanno reso
indispensabile una riconsiderazione complessiva ai fini di
un'opportuna chiarificazione normativa e procedurale che
assicuri il raggiungimento degli obiettivi di salvaguardia e
valorizzazione previsti dalla legge n. 388 del 2000,
attraverso procedure e modalità certe.
Comunque, non appena verranno
superate le ultime questioni rimaste ancora sospese, si
procederà all'adozione del provvedimento.
(15 dicembre 2004)
Interpellanza parlamentare n. 201251
al Ministro
dell'Ambiente e della tutela del territorio
Primo firmatario:
On.le Elena Cordoni
I
sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della
tutela del territorio, per sapere - premesso che:
la legge n. 388 del 2000, all'articolo 114, commi 15 e 16,
prevede «al fine di conservare e valorizzare gli antichi
siti di escavazione ed i beni di rilevante testimonianza
storica, culturale ed ambientale connessi con l'attività
estrattiva», l'istituzione con decreto del Ministro per
l'ambiente, d'intesa con il Ministro per i beni e le
attività culturali e con la Regione Toscana, di alcuni
Parchi archeominerari, tra cui il Parco Archeologico delle
Alpi Apuane;
le Soprintendenze territorialmente competenti caldeggiano da
tempo l'istituzione del Parco Archeologico delle Alpi
Apuane, avendo individuato nell'area interessata ben 28 siti
riguardanti cave storiche dismesse, «vie di lizza» ed
antichi edifici e laboratori, risalenti a varie epoche, a
partire dal I secolo a.C.;
studi recenti, stimolati
proprio dall'annuncio dell'istituzione del Parco e
funzionali alla promozione immediata di azioni di tutela e
valorizzazione dei siti e dei beni archeologici, hanno
evidenziato l'esistenza di scaglie di lavorazione che
addirittura precedono la romanizzazione del territorio,
suffragando l'ipotesi storica di un impiego dei marmi apuo-versiliesi già in epoca etrusca;
la Regione Toscana, con deliberazione n. 23 del 12 febbraio
2003 ha provveduto ad esprimere parere favorevole
all'istituzione del Parco Archeologico delle Alpi Apuane,
sentiti tutti i comuni interessati;
tutte le Amministrazioni locali interessate, che comprendono
il Parco Regionale delle Alpi Apuane, le province di Massa
Carrara e di Lucca e i comuni di Carrara, Massa, Fivizzano,
Minucciano, Montignoso, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema e
Vagli di Sotto, hanno aderito con grande favore alla
proposta di istituzione del Parco, cogliendo in essa una
importante occasione di valorizzazione culturale e turistica
dell'area;
il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato
all'unanimità, il 5 novembre 2003, la mozione n. 665, con
l'intento di sollecitare ogni azione utile ad accelerare
l'istituzione del Parco Archeologico delle Alpi Apuane;
l'Assessore Regionale all'Ambiente della Toscana, Tommaso Franci, ha scritto il 14 novembre 2003 al Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio, onorevole Matteoli, per conoscere quali imprevisti o problemi stessero
ritardando l'istituzione del Parco, senza ottenere, ad oggi,
alcuna risposta;
l'11 dicembre 2003 gli Onorevoli Carlo Carli, Elena Cordoni
e Raffaella Mariani hanno presentato una interrogazione al
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio per
sollecitare l'emanazione del decreto di istituzione del
Parco;
il 3 aprile 2004 il Ministro dell'ambiente e della tutela
del territorio, in occasione di una visita all'Antro del Corchia, ha annunciato come imminente la firma del decreto
istitutivo del Parco Archeologico delle Alpi Apuane;
il 6 aprile 2004, nella risposta in Commissione a tale
interrogazione, il rappresentante del Governo onorevole
Tortoli ha formulato una serie di osservazioni al testo
della legge n. 388 del 2000, giustificando il ritardo
nell'emanazione del decreto con alcune lacune legislative
che impedirebbero, di fatto, la costituzione del Consorzio
gestore del Parco secondo le previsioni del citato articolo
114 ed obbligherebbero il Ministero alla definizione di
organismi di gestione provvisoria, non meglio specificati;
sulla base delle medesime disposizioni di legge, il
Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha già
provveduto, senza rilevare alcuna difficoltà di ordine
normativo, ad istituire altri tre Parchi archeominerari di
cui uno in Sardegna, il Parco geominerario della Sardegna, e
due in Toscana, il Parco tecnologico ed archeologico delle
Colline Metallifere ed il Museo delle miniere dell'Amiata;
in tali atti il Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio ha individuato procedure per l'individuazione
degli organi dei Consorzi di gestione del tutto simili a
quelle presenti nella bozza di decreto per l'istituzione del
Parco Archeologico delle Alpi Apuane già sottoposta
all'approvazione degli enti chiamati dalla legge n. 388 del
2000 ad esprimere il loro parere;
secondo gli interpellanti, non esiste alcuna necessità di
organismi di gestione provvisoria del Parco Archeologico
delle Alpi Apuane poiché il Parco Regionale delle Alpi
Apuane, già individuato dallo stesso Ministero come naturale
depositario dei finanziamenti previsti dalla legge n. 388
del 2000, risulta perfettamente in grado di costituire un
efficace riferimento di temporaneo governo dell'area, come
peraltro già previsto nella bozza di decreto preparata dal
Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio;
durante il mese di giugno
scorso, nella stampa locale, appariva una intervista del
Ministro dell'ambiente che annunciava il superamento dei
problemi e come imminente la firma del decreto -:
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio
può confermare quanto dichiarato alla stampa circa il
superamento dei problemi e l'imminenza dell'emanazione del
decreto attuativo.
(22 luglio 2004)
Parco: "Un sito da tutelare"
Il Ministro all'Ambiente Altero Matteoli assicura l'impegno del
Governo
nel valorizzare il complesso archeologico delle nostre Alpi
Carrara - Il Parco archeologico delle Alpi Apuane è vicino: lo assicura
il Ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli. Che sull'attività estrattiva
pone precise condizioni: "Privilegiare la qualità sulla quantità". E
chiarisce: saranno 28 i siti da tutelare. Tra questi, le cave
michelangiolesche, quelle di Fossacava e del Bacchiotto, le vecchie
stazioni della Ferrovia marmifera.
Interviene quindi il governo, in prima persona, per rassicurare sulla
realizzazione del tanto discusso Parco archeologico. Il progetto è
vecchio di quattro anni: al 2000 risale anche l'idea dell'istituzione di
parchi nell'Amiata e sulle colline metallifere della Toscana. Già
realizzati questi ultimi, orami resta solo da perimetrare la zona delle
Alpi Apuane. Poi quel programma di valorizzazione e tutela ambientale
relativo alla nostra regione potrà dirsi completato. A Carrara alcune
settimane fa, è stato l'Assessore regionale all'Ambiente, Tommaso Franci,
a chiarire: "Ci sono 750mila euro già pronti per dare il via al
progetto. Stiamo aspettando la firma del decreto nella Capitale".
Le cave come bene non solo economico,
ma anche storico e paesaggistico, capaci di rappresentare, oggi, una
fetta importante per la provincia di Massa Carrara: parte da questo
assunto la realizzazione di un parco capace di "conservare e valorizzare
- come recitava la Finanziaria 2001 - antichi siti di escavazione e beni
di rilevante testimonianza storica, culturale e ambientale".
Ecco quindi il Ministro dell'ambiente spiegare a che punto sia la
realizzazione del Parco archeologico delle Alpi Apuane. "Stiamo
arrivando alla conclusione dell'iter - afferma Matteoli - e spero che in
tempi brevi si potrà assistere alla realizzazione di questo parco che
costituisce un unicum nel panorama italiano. Esso dovrà infatti servire
a conservare e valorizzare gli antichi siti di escavazione, gli edifici
e laboratori risalenti a varie epoche e tutti i beni di rilevante
testimonianza storica e ambientale connessi con l'attività estrattiva, a
dimostrazione che quella del marmo è una vera e propria cultura da
preservare in una logica di rispetto del territorio, ma anche
dell'economia locale. Questo parco, come qualsiasi altro, deve essere
fruibile ai cittadini e diventare un elemento qualificante del
territorio. In tutta Italia i parchi stanno portando reddito ed
occupazione, nella mia nuova visione che li vuole come volano delle
economie locali. Non sarà certamente diverso per il Parco archeologico
delle Alpi Apuane".
Ma cosa, in concreto, si andrà a
proteggere?
"Abbiamo individuato con il Ministero dei Beni culturali e la Regione -
chiarisce Matteoli - 28 siti da tutelare, che naturalmente potranno
accrescersi. Si va dalle cave romane come quella di Fossacava e del
Bacchiotto, alle cave michelangiolesche di Trambiserra, alle cave delle
brecce medicee fino alle "vie di lizza" e alle stazioni della Ferrovia
marmifera. Si tratta di siti da conservare e valorizzare a fini
ambientali, culturali, scientifici e turistici. Il parco servirà anche a
valorizzare i lapidei apuani attraverso la promozione della qualità dei
lapidei scavati".
Sono in tanti a domandarsi, a questo punto, quanto sarà possibile
rendere compatibili le attività estrattive con i fini della tutela e
della salvaguardia del Parco delle Alpi Apuane?
"Far morire l'industria del marmo - risponde loro il Ministro -
significa perdere definitivamente un pezzo di storia. Sono convinto che
l'attività di cava può e deve continuare, tenendo però conto che i tempi
sono diversi rispetto al passato. L'attività estrattiva deve essere
diretta verso lo sfruttamento di vene valide e usando le tecnologie più
moderne che permettono di arrivare al marmo senza demolire la montagna.
Si deve privilegiare la qualità sulla quantità. In questo modo si
preserva un'attività che, come ho detto, è anche cultura; si crea
ricchezza e non si distruggono ambiente e paesaggio".
da La Nazione, Cronaca di Carrara
(11
giugno 2004)
Parco archeologico delle Alpi Apuane: un anno trascorso
inutilmente
Si presentano oggi –
28 maggio 2004 – gli Atti di “Ante et post Lunam: splendore e
ricchezza dei marmi apuani. I – l’evo antico”, nella stessa sede e
ad un anno quasi esatto dallo svolgimento del Convegno omonimo.
Dunque, impegno editoriale rispettato ed
obiettivo culturale raggiunto.
Purtroppo, la stessa cosa non può essere detta per l’istituzione del ‘Parco
archeologico delle Alpi Apuane’, a cui il Convegno e gli Atti citati
dovevano servire come strumenti di approfondimento scientifico e come
repertorio di temi portanti ed argomenti prioritari, da tradurre in
immediate azioni di tutela e valorizzazione per i siti e i beni
archeologici, al primo apparire dello stesso ‘Parco’. Non a caso,
nel frontespizio degli Atti e così pure negli interventi introduttivi al
Convegno è stato reso esplicito e ribadito più volte il fine prioritario
di voler concorrere all’istituzione del ‘Parco archeologico delle
Alpi Apuane’, in termini eminentemente culturali.
Il Convegno del 6 giugno 2003 – di cui presentiamo oggi gli Atti – ha
seguito di poco l’ultimo atto amministrativo efficace ed utile, per non
dire cogente, a favore del ‘Parco archeologico’: la deliberazione
del Consiglio Regionale della Toscana n. 23 del 12 febbraio 2003, che
definiva l’intesa obbligatoria per l’istituzione del ‘Parco’,
dopo aver raccolto il parere favorevole di tutti i Comuni interessati.
Passate poi le carte ai Ministeri competenti – ‘Ambiente e tutela del territorio’ e ‘Beni ed attività culturali’ – il decreto istitutivo non è
riuscito a prendere corpo, nonostante che la bozza di articolato fosse
stata predisposta addirittura dalla primavera del 2001, ben valutata
dalle Soprintendenze competenti e soprattutto condivisa da Comuni
interessati e Regione Toscana.
E così ci troviamo oggi, ad un anno (e più) di tempo inutilmente
trascorso, senza nessun concreto passo in avanti, se si eccettua una
nota del Direttore generale del Servizio Conservazione della Natura del
Ministero dell’Ambiente, datata 22 aprile 2003, in cui comunicava una
modifica sulla bozza di decreto istitutivo, introdotta a Roma, con il
passaggio della presidenza della Commissione Statuto e Regolamento
contabilità, dal Presidente dell’Ente Parco Regionale delle Alpi Apuane
ad un rappresentante dei Ministeri dell’Ambiente e della tutela del
territorio e per i Beni e le attività culturali.
Già il 5 novembre 2003, di fronte ad una situazione perdurante di stallo
– che non trovava alcuna motivazione espressa – il Consiglio Regionale
della Toscana ha approvato con voto unanime la mozione n. 665 (a seguito
di specifica iniziativa della V Commissione consiliare), invitando la
Giunta Regionale a “promuovere tutte quelle iniziative che riterrà
più idonee al fine di sollecitare i competenti Ministri dell’Ambiente e
della tutela del territorio e per i Beni e le attività culturali, alla
firma del decreto di istituzione del Parco archeologico delle Alpi
Apuane”.
Il 14 novembre 2003, l’Assessore Regionale all’Ambiente, Tommaso Franci,
ha chiesto dunque al Ministro on.le Matteoli – in forza del mandato
consiliare – di essere informato “in merito agli imprevisti e/o
problemi che ritardano il completamento della procedura istitutiva e,
qualora questi non fossero presenti, i tempi previsti per l’emanazione
del decreto stesso”.
Questa lettera non ha ancora avuto risposta.
L’11 dicembre 2003, i parlamentari On.li Carlo Carli, Elena Cordoni e
Raffaella Mariani presentavano una circostanziata interrogazione al
Ministro dell’Ambiente, ricordando l’importanza delle testimonianze
archeologiche, storiche ed artistiche presenti nel territorio, nonché
l’iter corretto e regolare seguito, in sede locale e regionale, per
l’istituzione del ‘Parco archeologico’. L’interrogazione – assai
articolata – chiedeva in conclusione “se il Governo non ritenga
opportuno emanare quanto prima il decreto attuativo, dando corso alla
legge 388/2000 i cui finanziamenti rischiano altrimenti di andare
perduti”.
La risposta all’interrogazione veniva data lo scorso 6 aprile, in sede
di VIII Commissione parlamentare della Camera dei Deputati, con
l’intervento del Sottosegretario di Stato, on.le Roberto Tortoli. Nel
testo reso pubblico si trovano le motivazioni addotte per spiegare la
mancata emanazione del decreto istitutivo, dopo una precisa e puntuale
ricostruzione dell’iter amministrativo seguito fino ad oggi. In sintesi,
i Ministeri competenti non avrebbero potuto istituire il ‘Parco
archeologico delle Alpi Apuane’, sia per i limiti e la laconicità
delle norme contenute nell’art. 114 della 388/’00 (in cui si trova la
sua previsione di legge), sia per carenze nella bozza del decreto
istitutivo, elaborata già nella primavera del 2001 ed oggetto
dell’intesa tra enti locali e Regione Toscana.
In particolare, per i due Ministeri le questioni ancora da risolvere
sarebbero:
a) la novità legislativa di un parco archeominerario rispetto alla L. 394/’91 “Legge quadro sulle aree
protette”;
b) la
mancanza di indicazioni nella L. 388/’00 in merito alle modalità di
costituzione di un Consorzio gestore di un parco archeominerario;
all’eterogeneità dei soggetti istituzionali, centrali e periferici, che
vi partecipano, con la distinzione dei loro poteri d’azione e le sfere
di competenza; all’individuazione degli organi fondamentali del
Consorzio gestore e le modalità di nomina dei titolari degli organi;
c) la
necessità di introdurre, nella bozza di decreto istitutivo, organismi di
gestione provvisoria, fino alla costituzione del Consorzio, poiché “non
previsti al momento da alcuna specifica norma”, nonché “la
manifesta difficoltà di concludere l’iter costitutivo dei Consorzi nei
tempi previsti dalla gestione provvisoria”.
In definitiva, tutte queste carenze e limiti – secondo l’on.le Tortoli –
“hanno reso indispensabile una riconsiderazione complessiva ai fini
di un’opportuna chiarificazione normativa e procedurale che assicuri il
raggiungimento degli obiettivi di salvaguardia e valorizzazione previsti
dalla legge 388/2000 attraverso procedure e modalità certe”. In
altre parole, tutto è sospeso in attesa di ulteriori provvedimenti
legislativi, che – per altro – nessuno si è ancora impegnato a proporre
e presentare.
Non è dato sapere se le motivazioni offerte dalla risposta
all’interrogazione siano le uniche e le più importanti. Tuttavia, nel
prenderne atto non si può fare a meno di rilevare contraddizioni e
disparità di trattamento rispetto ad altri analoghi casi portati a
termine da parte dei medesimi responsabili dei Ministeri interessati.
In effetti:
a) l’art. 114 della L. 23 dicembre 2000,
n. 388 prevede l’istituzione, con modalità simili, non soltanto del ‘Parco
archeologico delle Alpi Apuane’ (ai commi 15 e 16), ma pure di altri
tre parchi archeominerari, quali il ‘geominerario della Sardegna’
(comma 10), il ‘tecnologico ed archeologico delle colline metallifere’
(comma 14) e il ‘museo delle miniere dell’Amiata’ (ancora comma
14);
l’attuale Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio, d’intesa
con l’attuale collega per i Beni e le attività culturali, ha da tempo
firmato i decreti istitutivi degli altri tre parchi archeominerari; in
data 16 ottobre 2001 quello della Sardegna e in data 28 febbraio 2002
l’Amiata e le Colline metallifere grossetane;
b) a differenza del ‘Parco archeologico delle Alpi Apuane’
rimasto “al palo”, l’istituzione degli altri tre parchi archeominerari è
avvenuta regolarmente e da tempo, nonostante che la stessa L. 388/’00
rappresenti anche per loro una novità rispetto alla 394/’91, oltre a non
indicare, pure in questi casi, le modalità di costituzione dei
rispettivi Consorzi. Inoltre, si determina anche qui la solita
eterogeneità dei soggetti istituzionali, centrali e periferici, che vi
partecipano, senza distinzione dei loro poteri d’azione e sfere di
competenza e non è prevista neppure l’individuazione degli organi
fondamentali dei Consorzi gestori, con le modalità di nomina dei
titolari degli organi;
c) nello specifico degli altri due parchi archeominerari toscani, i
decreti istitutivi sono del tutto simili alla bozza predisposta per il
‘Parco archeologico delle Alpi Apuane’, riportando spesso
le medesime formule ed espressioni giuridiche, come – ad esempio – per
l’individuazione degli organi del Consorzio di gestione, la cosa è
sempre demandata allo statuto e non definita in sede di decretazione;
d) non vi è poi alcuna “necessità d’introdurre organismi di gestione
provvisoria” del ‘Parco archeologico delle Alpi Apuane’,
poiché la bozza di decreto ha attribuito chiaramente questa
funzione-ponte al Parco Regionale delle Alpi Apuane – [e come la stessa
risposta all’interrogazione riconosce poi nella sua parte finale, in
contrasto con l’assunto iniziale] – tenuto debito conto che l’Ente
Parco gestisce gran parte del medesimo territorio e dunque conosce la
realtà ambientale e paesaggistica, d’ambito interprovinciale, meglio di
qualsiasi altro soggetto, soprattutto se di neo-istituzione;
e) rimane infine non intelligibile la giustificazione della “la
manifesta difficoltà di concludere l’iter costitutivo dei Consorzi nei
tempi previsti dalla gestione provvisoria”, poiché né la legge, né
la bozza di decreto istitutivo pongono termini temporali agli atti
costitutivi.
Va infine ricordato che, tre giorni prima della risposta in Commissione
parlamentare, il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio –
on.le Altero Matteoli – durante una visita all’Antro del Corchia, ha
informato spontaneamente i numerosi presenti della sua imminente firma
del decreto istitutivo del ‘Parco archeologico delle Alpi Apuane’,
senza essere sollecitato a farlo, dando impressione di adempiere ad un
atto condiviso e non solo dovuto.
Tre giorni dopo però, l’on.le Tortoli era di ben altro avviso…
(28 maggio 2004)
Parco archeologico
delle Apuane, l’allarme di Franci
"Non ancora emanato il decreto istitutivo, a rischio una
grande opportunità"
L’Assessore
regionale sollecita il Ministro Matteoli
La Regione Toscana è preoccupata per i ritardi nell'istituzione del Parco
archeologico delle Apuane, che rischiano di vanificare una grande
opportunità per tutto il territorio interessato. Per questo l'assessore
all'ambiente Tommaso Franci ha sollecitato formalmente il ministro Matteoli perché quanto prima sia emanato il decreto istitutivo.
"Un'iniziativa - spiega l'assessore - presa anche a nome degli enti
locali, nella convinzione che il Parco archeologico rappresenta una grande
opportunità per la valorizzazione dell’intero territorio apuano, appena
saranno attuati i necessari interventi per la conservazione, il recupero e
la fruizione".
Il progetto del Parco
Archeologico delle Alpi Apuane, previsto dalla finanziaria 2001, è stato
infatti accolto con favore e con grandi aspettative da parte di tutte le
amministrazioni locali interessate (province di Lucca e di Massa Carrara,
parco regionale delle Alpi Apuane, comuni di Carrara, Massa, Fivizzano,
Minucciano, Montignoso, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema e Vagli di
Sotto). Fin dallo scorso mese di febbraio
la Regione ha espresso parere positivo alla sua istituzione. Manca però
l’ultimo atto necessario alla sua nascita, il decreto istitutivo.
Cresce dunque la preoccupazione per i ritardi nell’avvio di una nuova
realtà a cui sarà affidata la funzione di recuperare, conservare e
valorizzare a fini ambientali, culturali, scientifici e turistici i siti
ed i beni archeologici, le cave storiche, le testimonianze ed i beni
culturali connessi all’attività estrattiva attuata nel corso dei secoli
sulle Alpi Apuane.
A tale scopo Ministero, Regione, Soprintendenza ai beni archeologici ed
enti locali hanno individuato 28 siti riguardanti cave storiche dismesse,
“vie di lizza” e antichi edifici e laboratori risalenti a varie
epoche, a partire dal I secolo a. C. e dall’età imperiale
(cava romana di “Fossacava” e cava romana del “Bacchiotto”
in comune di Carrara) fino agli anni ’50.
Si tratta di un patrimonio storico-culturale di grande valore, utilizzato
a suo tempo per grandi opere, come la Colonna Traiana, ed anche dai grandi
artisti che erano soliti scegliere sulle Apuane i marmi per le loro opere
di scultura ed architettura, fra cui Michelangelo Buonarroti, Bartolomeo Ammannati, Giambologna, Giorgio Vasari fino ad Henry Moore, Giò Pomodoro, Giuliano Vangi ed altri scultori
contemporanei.
com/pc
dal sito della Giunta Regionale Toscana
(15 novembre 2003)
Verso
il Parco Archeologico delle Alpi Apuane
La V
Commissione ritiene l’istituzione del Parco
un passo importante per la
valorizzazione culturale del territorio
Firenze
– Levigliani di Stazzema andata e ritorno. La V Commissione “Attività
Culturali e Turismo” del Consiglio regionale, dopo aver visitato
l’Antro del Corchia ed incontrato le istituzioni locali del territorio lucchese, ha fatto proprie le istanze emerse nella seduta dello scorso 14
ottobre – presieduta dalla Vicepresidente Giuliana Baudone (Alleanza
Nazionale) - formulando un’apposita mozione. “Il Consiglio regionale
invita la Giunta regionale a promuovere tutte quelle iniziative che riterrà
più idonee – recita l’atto – per sollecitare i competenti Ministri
dell’ambiente e della tutela del territorio e per i beni e le attività
culturali alla firma del decreto di istituzione del Parco Archeologico
delle Alpi Apuane”. La V Commissione ha licenziato all’unanimità la
mozione, che andrà all’ordine del giorno della prossima seduta
consiliare. La seduta di commissione ha spaziato dalla valorizzazione e
promozione turistica e culturale fino al sostegno della piccola editoria
toscana. “Dopo le audizioni su due proposte di legge sull’argomento,
una di iniziativa del consigliere Banchi (Unione dei democratici cristiani
e di centro) e l’altra dei consiglieri Ghelli e Frosini (Comunisti
italiani), oggi iniziamo il lavoro, già annunciato, per arrivare ad
un’unica proposta di legge – ha sottolineato la Presidente Lucia Franchini (La Margherita) – il testo terrà conto di tutte le
osservazioni emerse, per rispondere alle esigenze della piccola
editoria”.
com/ps
dal sito della Giunta Regionale Toscana
(30 ottobre 2003)
Parco archeologico delle Alpi Apuane e cave di marmo
attive
In merito alla
questione Parco archeologico delle Alpi Apuane e cave di marmo
attive, la cui eco è apparsa sui quotidiani locali, in lettere
inviate a varie istituzioni e perfino in interventi pubblici, ad opera
principalmente delle Associazioni degli Industriali delle Province di
Lucca e di Massa, si specifica quanto segue:
a) poco dopo l’entrata in vigore della L. n. 388/00, entro cui è
prevista l’istituzione del Parco archeologico, si sono svolte diverse
riunioni tra i soggetti interessati, anche a Roma presso il Ministero
competente, dove il problema è stato posto immediatamente in primo piano.
In particolare, l’on.le Carlo Carli, allora sottosegretario ai beni e
alle attività culturali, ha richiesto espressamente di evitare qualsiasi
sovrapposizione ed interferenza tra siti e beni d’interesse archeologico
e cave di marmo in attività;
b) sulla base di questa indicazione, da tutti condivisa, è stata
operata l’individuazione dei siti e dei beni del Parco archeologico. In
effetti, tra i criteri utilizzati (cfr. gli atti allegati alla proposta di
decreto), si legge letteralmente: “si è evitato di stabilire
sovrapposizioni ed interferenze dirette con le attività estrattive in
esercizio”;
c) in particolare, l’individuazione dei siti e beni, contraddistinti
nel decreto istitutivo dal n. 1 al n. 8 compresi, trovandosi gli stessi al
di fuori delle competenze del Parco Regionale delle Alpi Apuane, è stata
operata a cura del comune di Carrara, con la diretta responsabilità del
loro “Ufficio del Marmo”, che ha verificato puntualmente il criterio
della “non sovrapposizione”;
d) inoltre, l’individuazione dei siti e dei beni, contraddistinti
nel decreto istitutivo dal n. 9 al n. 28 compresi, è avvenuta con il
concorso dei comuni interessati e soprattutto del Parco Regionale, tenendo
conto che gli Uffici tecnici dell’area protetta conoscono in modo
analitico la situazione delle cave in attività, sia per le competenze autorizzative, sia per quelle pianificatorie assegnate e gestite;
e) se una critica è stata mossa nei confronti della prima
individuazione di siti e di beni, non è certo quella di aver voluto
proporre un elenco esaustivo, anche perché il limite della “non
sovrapposizione” sulle cave in attività ha fatto sentire il proprio
peso e ha di fatto escluso alcune aree dalla possibile scelta;
f) l’individuazione dei beni e dei siti – a norma di legge – non
prevede una perimetrazione di dettaglio, ma soltanto un’indicazione
toponomastica nell’allegato “B” del decreto e un’individuazione di
massima, con simbolo grafico, su cartografia in scala 1:50.000. Le
eventuali incertezze di limite tra bene o sito considerati e attività di
cava in esercizio, prossima o contigua allo stesso bene o sito, sono
risolte dal principio informatore della “non sovrapposizione” che ha
retto ed orientato la scelta. In altre parole, sono sempre fatte salve le
attività in essere.
In conclusione, il
problema della interferenza e sovrapposizione tra Parco archeologico e
cave di marmo in attività non esiste e chi lo ha sollevato probabilmente
lo ha fatto per cattiva conoscenza dei luoghi o per difetto
d’informazione.
Si invitano soprattutto le Associazioni Industriali di Lucca e Massa-Carrara ad abbandonare la via della polemica strumentale e a
meditare con attenzione la portata e le ricadute future di un’iniziativa
culturale come questa, che reca valore aggiunto al territorio delle Alpi
Apuane e soprattutto all’attività estrattiva, poiché ne celebra
l’importanza storica, valorizzando il paesaggio minerario delle cave e
il primato di materiali lapidei unici.
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