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volume
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Il terzo atto degli
incontri di "Ante et post Lunam", dedicato
all' Archeologia dei marmi apuani - l'evo antico, non ha avuto un
convegno iniziale di illustrazione dei contributi scientifici e una
successiva presentazione degli atti. Il tutto è stato raccolto in
un unico evento simultaneo, lasciando all'unico relatore il compito di
sintetizzare al pubblico i risultati conseguiti dai vari articoli
presenti nella raccolta monografica.
La collezione di studi e ricerche nata e cresciuta
sotto il titolo
Ante et post Lunam propone questo terzo volume della serie, dedicato
alla memoria di tre valenti studiosi – scomparsi durante il 2010 – che
hanno partecipato ai precedenti convegni e pubblicato propri contributi
su Acta apuana. È sembrato per noi naturale, se non doveroso,
celebrarne il ricordo nel frontespizio del presente numero, con i nomi e
gli anni estremi della loro intensa vita.
Il terzo volume di
Ante et post Lunam esce purtroppo con
un ritardo inconsueto rispetto al passato. Varie e di diverso peso sono
le ragioni del rallentamento nella scansione delle pubblicazioni,
comunque per niente riferibili a quella stanchezza editoriale che spesso
accompagna le riviste scientifiche, comprese le più alte e celebrate.
Non ha inciso la parabola discendente e poi il
definitivo tramonto del progetto “Parco archeologico delle Alpi Apuane”,
alla cui istituzione avevano reso copiosa messe di idee e di contenuti
gli Atti dei due precedenti Convegni. Anzi, sarebbe stato opportuno
subito replicare all’ignoranza degli uomini responsabili del danno
subito, con un nuovo incedere di iniziative, nello stesso campo e nella
medesima direzione di marcia, nonostante il clima di indifferenza
diffusa verso simili progetti culturali.
Oggi più di ieri, il marmo delle Apuane necessita di una promozione
impostata sui grandi valori di storia e di tradizione che si reca dietro,
senza i quali è destinato ad una rapida eclissi produttiva, come forse
già avvenuto in alcuni passaggi epocali del passato. La sfida alla
globalizzazione invita a costruire insieme – nessuno escluso – modelli
complessi d’innovazione e di integrazione possibile tra economia e
natura, tra saperi tecnici e locali, tra culture diverse e in apparente
contrasto.
Il “Parco archeologico” poteva costituire un valido strumento di
valorizzazione della civiltà apuana del marmo. Qualcuno l’ha scambiato
piuttosto per un limite normativo o funzionale alla propria competenza o
libertà di azione. È noto come il rinnovamento degli scenari e
l’ampliarsi del confronto spaventino spesso chi è impreparato al
cambiamento, oppure chi teme di dover lasciare posizioni di privilegio.
Nessun risentimento dunque per la
chance lasciata cadere, solo il rammarico del tempo perduto, anche
perché le buone idee trovano sempre altre valide occasioni per
riemergere. Oggi umiliate e scarnificate, possono domani rivestirsi dei
panni migliori e cogliere l’attimo favorevole di un’opportunità
successiva. Proprio la ricerca del riscatto ulteriore, della seconda
possibilità concessa, ha segnato gli ultimi anni di attività del Parco
delle Alpi Apuane. Forse questa è stata la principale ragione dei
diversi ritardi accusati nella propria missione, tra cui comprendere
anche la pubblicazione differita del terzo volume di Ante et post Lunam.
Dal 2009 ad oggi, il Parco ha prodotto uno sforzo, mai
visto prima, di riorganizzazione complessiva, dopo aver ripensato la
propria presenza sul territorio. L’ha fatto su elementi concreti e non
su programmazioni astratte, cercando soprattutto l’esemplarità delle
azioni possibili e non la dispersione estensiva delle poche risorse
disponibili. L’occasione per riflettere e poi ripartire di slancio è
stata offerta dalla candidatura alla
European and Global Geoparks Network, che svolge la propria attività
sotto gli auspici dell’Unesco. L’eccellenza del patrimonio geologico da
conservare e promuovere – cuore della stessa iniziativa – ha imposto di
connettere prima e poi condurre a sistema diverse iniziative rimaste per
lungo tempo slegate e quasi indipendenti. Nella ripartenza successiva è
sembrato logico riprendere e riproporre, sotto una veste rinnovata,
quanto di valido e di utile era stato espresso o progettato prima della
riflessione.
Alla fine del 2011 – anno del riconoscimento
internazionale del Parco in sede Unesco – tra le buone pratiche da porre
in salvo c’è sicuramente
Acta
apuana e c’è pure Ante et post Lunam, con la storia
irripetibile di una roccia speciale – il marmo delle Apuane – che ha
ancora molto da dire e da raccontare.
Antonio
Bartelletti
Direttore
Parco Regionale delle Alpi Apuane
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