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Miniere dell'Argento Vivo descrizione (1)

                                 istruzioni per la visita

 
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Parte inziale del tratto recuperato della miniera "Cavetta"


Carrello sui binari della ferrovia decauville


Attrezzi per il lavoro in miniera
 

Note storiche sulle Miniere di Levigliani

Le miniere di mercurio nativo e di cinabro di Levigliani, dai documenti storici conosciuti, sono considerate le più antiche escavazioni minerarie della Versilia in quanto già nominate in atti del Comune di Pisa del 1153.
Il periodo di maggior fortuna di queste ricerche inizia a partire dalla seconda metà del XV sec. quando Firenze iniziò ad interessarsi di questo giacimento di cinabro come importante prodotto minerale per la produzione di pigmenti rossi per i codici miniati e i libri ecclesiastici.
Un utilizzo importante del mercurio fu il procedimento dell’amalgama per l’estrazione dell’oro e di metalli preziosi, tecnica utilizzata per molto tempo in Europa e ancora oggi usata in Africa e in America latina.
La nascente industria chimica e farmaceutica, oltre che per la fabbricazione degli specchi, dette il primo impulso per una attività mineraria che procedette però sempre a fasi alterne, in quanto il giacimento si presenta piuttosto povero come tenori industriali.
Dal 1470 in poi e soprattutto con l’annessione di Pietrasanta a Firenze si poté comunque utilizzare il giacimento per episodici sfruttamenti sia per il mercurio nativo, che in Italia è ritrovabile in natura solo in questo sito (in sacche e goccioline all’interno di vene di quarzo) e in alcune miniere del nord Italia, sia per il cinabro presenti in filoncelli e venette centimetriche in rocce filladiche paleozoiche.
Per ritrovare un’attività moderna presso queste miniere, sempre coltivate occasionalmente e soprattutto nel XVIII sec. per l’industria dei termometri e dei composti per il “fulminato di mercurio” come detonatore negli esplosivi per cave, bisognerà attendere fino al secondo dopoguerra, quando nel 1948 la società Motosi e Porciatti (poi Motosi Spa) di Arcola acquisisce permessi di ricerca per lo sfruttamento dei filoni delle zone delle gallerie “Cavetta” e “Lunga”  ottenendo anche la concessione mineraria a partire dal 1956.
In questo periodo furono acquistati i macchinari di flottazione e distillazione ancora oggi presenti nei piazzali delle miniere e che sono stati sottoposti a restauro conservativo.
Dal 1960 la società anonima per azioni “Levigliani” subentrata alla Motosi Spa con manodopera locale, ottenne una concessione decennale per l’attività mineraria con alcune agevolazioni riservate alle “aree depresse montane”. Lo sfruttamento delle miniere fu così proseguito fino al 1970, poiché sulla base di vari studi geologici il giacimento venne ritenuto sostanzialmente improduttivo a livello di industria mineraria moderna.
Le miniere sono state riprese con successo dal 2008 per un utilizzo a scopo museale e turistico dai Beni Comuni di Levigliani come proprietari dei terreni e dalle cooperative e associazioni “Corchia Underground” e “Apuane da Vivere” per la gestione delle gallerie e dei manufatti. Sono state risistemate con una completa messa in sicurezza, sistemazione di binari decauville e vagoncini e nuova illuminazione, alcune delle gallerie principali (livelli Cava Romana e Cavetta) oltre agli impianti esterni, con l’allestimento di percorsi guidati ai visitatori del circuito turistico dell’Antro del Corchia, con un ottimo riscontro di pubblico.

(testo di Sergio Mancini)

 
   


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