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Museo di
Comunità ed Impresa A Levigliani di Stazzema si è concretizzato, nei secoli, uno speciale e fecondo rapporto tra la Comunità dei residenti da un lato (qui intesa come insieme complesso di individui e di relazioni sociali) e le attività economiche dall’altro. Si è dunque definito un clima culturale eccezionalmente favorevole all’imprenditoria diffusa e partecipata. Non a caso, Levigliani rappresenta in Alta Versilia e, più in generale, nelle Alpi Apuane, la Comunità che vanta il più alto numero di aziende e di occupati in loco rispetto al numero degli abitanti, con diverse attività oggi soprattutto collocate nel settore terziario turistico e dei servizi, oltre che – naturalmente – nell’impresa estrattiva del marmo. “Lavorare liberi” costituisce dunque un ideale museo di comunità, che diviene strumento determinante a sollecitare la conservazione della memoria degli abitanti di un luogo intorno al proprio sviluppo storico. L'istituzione culturale trae fondamento dal rapporto unico tra i cittadini e il loro patrimonio di conoscenze e tradizioni, in modo da renderlo vitale oltre che vivo, nonché capace di partecipare allo sviluppo come risorsa del presente e non solo come eredità del passato, esclusivamente da conservare e trasmettere alle future generazioni. “Lavorare liberi” è inoltre museo d’impresa, al fine di far rivivere la storia dell’azienda più direttamente connessa allo sviluppo della Comunità di Levigliani – la cooperativa “Condomini” – comunicando anche le prospettive aziendali per il futuro, i cambiamenti a cui la sfida dello sviluppo la sottopone quotidianamente. È il giusto tributo ad un’impresa che ha saputo non soltanto mobilitare risorse economiche, ma divenire protagonista insieme ad altre, del cambiamento sociale, della modernizzazione culturale e della miglioramento delle condizioni di vita nel paese di Levigliani e, più in generale, nel comprensorio versiliese. La Storia e l'Economia di un Paese La singolarità di Levigliani, come paese del “fare insieme”, ha precise ragioni storiche, che il Museo “Lavorare liberi” vuole utilizzare come chiave di lettura del formarsi e consolidarsi della forte coscienza civica della stessa Comunità. Punto di inizio è la nascita del comune rurale autonomo, dopo la separazione da Terrinca (1572-73), a pochi anni dalla vendita delle macchie di faggi del Retrocorchia a Cosimo I de’ Medici (1561), al fine di sostenere l’impresa mineraria granducale. Si passa poi al nodo cruciale dell’acquisto obbligatorio ed individuale, a lotti separati, dei demani collettivi della stessa Comunità, al tempo delle leggi eversive di Leopoldo I d’Asburgo-Lorena, con l’immediata costituzione di una Comunione delle stesse terre, da tenersi per sempre indivise tra i capifamiglia acquirenti (1794-95). Il valore del bene comune è ribadito negli articoli dello statuto della Comunione dei Beni Comunali di Levigliani (1890), con il quale si continua l’antica pratica “dell’eguale diritto di farvi legna, rusco per uso proprio e pascolarvi il proprio bestiame nel corso dell’anno”. L’avvento dell’attività estrattiva nel Monte Corchia (dal 1840 in poi), su iniziativa di privati (Walton, Simi, Beresford, Rogerius in primis), vede la Comunità progressivamente espropriata della titolarità di diversi beni, utili alla produzione lapidea, in cambio di posti di lavoro per i propri abitanti, nelle cave e nei laboratori, anche della pianura versiliese. La Comunità ritorna ad essere attrice fondamentale del proprio sviluppo con la costituzione della cooperativa “Condomini” (1956) e l’apertura delle cave in località Tavolini, nel bel mezzo di una lunga battaglia di riscatto sociale ed economico per la riappropriazione di beni d’interesse estrattivo. In questa ultima fase storica di orgoglio municipale ritrovato, di profondo recupero e rivisitazione di elementi della cultura degli usi civici, va a collocarsi, a tutto tondo, la figura propulsiva di Sem Neri, sempre a capo di lunghe ed estenuanti battaglie per riaffermare il principio del possesso locale degli agri marmiferi del Monte Corchia, con cui garantire gestioni dirette delle risorse naturali del territorio. Forti e radicati valori, sociali ed economici, stanno alla base dell’opzione fatta a Levigliani, più di cinquant’anni fa, a favore della Comunità originaria e delle imprese dei suoi abitanti. I risultati ottenuti dai “Condomini” di Levigliani – nello stretto e storico rapporto con la Comunione dei Beni Comuni – hanno motivato, nel 2006, il conferimento del Cavalierato della Repubblica ai Soci fondatori della cooperativa stessa. |
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Fin dal suo vero esordio
nella prima metà dell’Ottocento, l’attività estrattiva dei marmi del Monte
Corchia ha sempre avuto come segno di distinzione la ricerca di
un’organizzazione produttiva di filiera. Se, in una prima fase, l’estrazione
e la lavorazione erano localizzate quasi per intero nel comprensorio di
Levigliani, da ultimo si è imposto un modello di “filiera territoriale”, che
ha spostato i luoghi della trasformazione nella pianura apuo-versiliese.
L’incidenza economica dei marmi del Monte Corchia – sia per gli occupati in
cava, nei trasporti e nei laboratori, sia per l’indotto industriale (senza
dimenticare le relazioni e gli scambi commerciali conseguenti) – va oggi ad
investire un territorio più vasto dei comuni della cosiddetta Versilia
storica, soprattutto come conseguenza qualitativa di un prodotto pressoché
unico nel suo genere. |
La grande "tagliata" (iniziata nel 1841) di marmo statuario della Cava Simi in località Valle d'Acereto, Monte Corchia |
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